HomeMercatiUruguay: c’è feeling tra il Paese sudamericano e la nostra Food Valley Uruguay: c’è feeling tra il Paese sudamericano e la nostra Food Valley Mercati 18/05/2023 - meccagri La recente missione di sistema della Regione Emilia-Romagna a Montevideo, che ha messo in contatto la Food Valley emiliano-romagnola, regione leader in Europa per un settore primario di qualità, marcatamente improntato all’innovazione, alla ricerca e all’export, forte di importanti filiere tra cui, in primis, quella delle macchine agricole, con un Paese anch’esso a forte vocazione agricola, nel quale la produzione e l’allevamento interessano il 96 per cento del territorio e rappresentano la quota preponderante delle esportazioni, ci ha offerto l’occasione per approfondire la conoscenza dell’Uruguay, il Paese sudamericano che “piccolo tra giganti” (Brasile e Argentina), si sta prendendo ultimamente le sue rivincite, sempre più deciso a rivedere il suo posizionamento nel sistema internazionale e in quello dell’America Latina e ad aprirsi al mondo. LA PORTA D’INGRESSO IN AMERICA LATINA, CHE BEN SI PRESTA ALLO SVILUPPO DI NUOVI AFFARI La scheda Paese a cura di ITA-Agenzia datata Aprile 2023 descrive l’Uruguay come una piccola economia aperta con un alto reddito pro capite, una bassa disuguaglianza e istituzioni democratiche stabili, fortemente dipendente dalle esportazioni primarie, e indica tra i suoi principali punti di forza, accanto alla stabilità politica, all’alto indice di fiducia a livello internazionale e alla buona disponibilità di risorse umane qualificate, il fatto di essere considerato la porta d’ingresso in America Latina e di dominare tutte le classifiche come miglior Paese per lo sviluppo di nuovi affari in Sud America. REDDITI DEGLI AGRICOLTORI IN CRESCITA E IL RITORNO DELLA VOGLIA DI INVESTIRE IN MACCHINARI GIÀ A PARTIRE DAL 2019 Esaminando da vicino il comparto agricolo, quello che qui ci interessa e che rappresenta oggi circa il 12% del PIL dell’Uruguay (sebbene circa il 70 per cento delle esportazioni sia basato sull’agricoltura), dopo alcuni anni non particolarmente favorevoli per l’attività economica primaria, caratterizzati da bassi costi delle materie prime e dal conseguente trascinamento dei debiti rifinanziati che non consentiva il rinnovo dei macchinari necessari per migliorare il livello tecnologico in agricoltura, si è assistito già a partire dal 2019 e in crescita progressiva, grazie agli aumentati redditi agricoli e ai favorevoli piani di finanziamento offerti a livello pubblico e privato, a un ritrovato dinamismo da parte degli agricoltori uruguaiani negli investimenti in tecnologia, solo in parte frenato dai ritardi generati dalla pandemia nella catena logistica che hanno ritardato le consegne. Con riferimento al 2022, come si legge in un articolo uscito qualche giorno fa sul quotidiano uruguaiano El País, la domanda per il rinnovo del parco macchine agricole, a cominciare dal comparto del riso, ha conosciuto nel Paese un significativo incremento, sostenuto da un miglioramento del settore agricolo nel suo complesso, per effetto soprattutto delle ottime rese dei raccolti estivi, di un raccolto invernale da record e dell’accessibilità per le aziende a progetti di investimento con tassi bassi. LA PESANTE SICCITÀ DELLO SCORSO ANNO HA RALLENTATO GLI ACQUISTI MA LE PROSPETTIVE RESTANO BUONE GRAZIE ANCHE AGLI INTERVENTI GOVERNATIVI DI SOSTEGNO AL MONDO AGRICOLO Quest’anno, nonostante si stia assistendo secondo El País a uno slow-down, da attribuire in primo luogo alla pesante siccità che lo scorso ottobre ha indotto Il ministero dell’Agricoltura dell’Uruguay a dichiarare lo stato di emergenza agricola e ha spinto i produttori agricoli a rallentare gli acquisti, lo scenario a medio e lungo termine continua ad essere positivo. Lo conferma il cauto ottimismo che ha caratterizzato l’ultima edizione di Expo Melilla, evento di riferimento in Uruguay per il settore agricolo, svoltosi dal 13 al 16 aprile scorso a Montevideo all’insegna dello slogan “Produzione in movimento”. In altre parole, anche se il 2023 non sarà con molta probabilità un anno eccezionale come quello che l’ha preceduto, le prospettive rimangono buone, grazie anche agli interventi governativi di sostegno al mondo agricolo come la sospensione del BPS, degli anticipi IRAE e di altri contributi. Il tutto abbinato alla volontà ripetutamente manifestata dall’attuale presidente Luis Alberto Lacalle Pou di perseguire politiche unilaterali di apertura commerciale, che permetterebbe al Paese sudamericano un incremento delle proprie relazioni internazionali e non solo. NEL 2022 SONO STATI VENDUTI NEL PAESE CIRCA 5 TRATTORI NUOVI AL GIORNO Ma, restringendo l’orizzonte, veniamo alle cifre del mercato trattoristico uruguaiano. Stando al portale nazionale “El Observador” che riporta i dati forniti dalla Cámara de Importadores de Tractores y Maquinaria Agrícola (CITRAMA), nel 2022 sono stati venduti in Uruguay all’incirca 5 trattori nuovi al giorno, a fronte di una media negli anni precedenti intorno ai 600 trattori all’anno. Una fonte importante di notizie al riguardo è il report “Inversión en maquinaria agrícola año 2022” a cura dello Studio Carle & Andrioli, secondo il quale le incrementate quotazioni internazionali dei prodotti agricoli e il correlato aumento delle superfici coltivate, abbinati alla maggiore disponibilità di finanziamenti e incentivi, hanno determinato, per il quarto anno consecutivo, una crescita degli investimenti in macchinari e attrezzature (IDIMA), a cui ha fatto però da parziale freno il rialzo dei costi di produzione.Per l’esattezza, al picco toccato nel 2013 ha fatto seguito un processo di caduta degli investimenti che si è interrotto nel 2019, caratterizzato da un aumento del 14% rispetto al 2018. In positivo anche i due anni successivi (+12% nel 2020 e +54% nel 2021), fino ad arrivare all’exploit dello scorso anno con un +65% che ha fatto balzare l’indice degli investimenti al livello più alto degli ultimi otto anni, anche se leggermente al di sotto dei massimi storici. Altro dato interessante, gli investimenti in macchine agricole sono cresciuti nel 2022 a un ritmo più rapido rispetto agli investimenti generali dell’economia uruguaiana. LE IMPORTAZIONI DI MACCHINE AGRICOLE HANNO RAGGIUNTO LO SCORSO ANNO UN VALORE COMPLESSIVO DI 263 MILIONI DI DOLLARI Sempre avvalendoci dello Studio Carle & Andrioli che utilizza il dato della Dirección Nacional de Aduanas (Ministerio de Economía y Finanzas) nel 2022 l’Uruguay ha importato macchine agricole per un valore complessivo di 263 milioni di dollari al quale i trattori hanno contribuito per il 45%, le mietitrebbie per il 33%, le seminatrici e gli spandiconcime insieme per il 22%. Le macchine che hanno fatto registrare il maggior incremento sono state le mietitrebbie (77%), mentre le trattrici sono cresciute del 64% e le seminatrici del 52%. I principali Paesi fornitori sono stati il Brasile, gli Stati Uniti e l’Unione Europea nel suo complesso, seguiti da Argentina, Messico e Canada ma anche i marchi cinesi stanno guadagnando quote significative di mercato. Il report in questione ci fornisce un altro importante indicatore, l’investimento annuo in dollari in macchine e attrezzature per ettaro coltivato. Nel quinquennio 2010-2014 sono stati raggiunti valori elevati dell’indicatore, che sono poi calati negli anni successivi. Come mostra il grafico qui sopra, negli ultimi due anni c’è stata un’inversione di tendenza e gli investimenti per ettaro sono tornati ad aumentare fino a raggiungere i 124 dollari. L’AUMENTO DELLA PRODUZIONE AGRICOLA E IL MIGLIOR ACCESSO AL CREDITO HANNO FATTO DA VOLANO AGLI ACQUISTI DI MACCHINE AGRICOLE In evidenza anche il maggiore utilizzo di finanziamenti e incentivi per l’acquisto di macchine agricole da attribuire in larga parte alla maggiore e migliore offerta da parte degli istituti bancari. Secondo le informazioni fornite dalla Banca Centrale, infatti, a novembre 2022 i prestiti bancari al settore agricolo ammontavano a ben 2.842 milioni di dollari, con un aumento del 15% rispetto al 2021. Al boom degli investimenti in macchine agricole ha contribuito indubbiamente, come anticipato, l’aumento della produzione agricola in termini di superfici e rese: nella stagione terminata a giugno 2022 la superficie coltivata era stimata in 1.960.000 ettari, in crescita del 12% rispetto al 2021, e per il 2022-23 viene stimata una superficie approssimativa di 2.120.000 ettari, che segnerebbe un ulteriore incremento dell’8%. Spicca soprattutto l’aumento della colza, accompagnata da frumento e soia, mentre risulta in diminuzione l’orzo. Viene inoltre fatto notare che tutti i raccolti dell’ultima campagna sono stati al di sopra della media del decennio precedente in termini di resa. DARE PRIORITÀ NEGLI INVESTIMENTI ALLE TECNOLOGIE INNOVATIVE E SOSTENIBILI Il report dello Studio Carle & Andrioli si chiude con qualche previsione relativa all’andamento del settore nel 2023, caratterizzato da un contesto meno favorevole per gli investimenti a causa della minore crescita dell’attività economica mondiale e della domanda internazionale visto anche il perdurare della guerra in Ucraina. «In questo quadro – si legge – considerando anche il fatto che negli ultimi due raccolti i costi agricoli medi hanno accumulato un aumento di quasi il 40%, che ha influito sui margini di profitto dell’attività agricola e il forte rischio climatico, i produttori devono valutare attentamente i loro investimenti, dando priorità a quelli in tecnologie innovative che abbiano un impatto positivo sulla produzione e sui costi, e prestando attenzione al tempo stesso alla qualità e ai requisiti di sostenibilità della produzione». UN RUOLO MARGINALE PER I MACCHINARI AGRICOLI DI FABBRICAZIONE NAZIONALE Nonostante la vocazione agricola del Paese il peso dell’agromeccanica di fabbricazione nazionale resta abbastanza marginale se si pensa che a rappresentarla sono una ventina di aziende sparse nel Paese, la maggior parte della quali facenti capo all’Associazione uruguaiana dei produttori di macchine agricole (CUFMA) che è stata costituita nel 2014. Si tratta per lo più di imprese provenienti dal settore metallurgico, favorite dagli incentivi fiscali concessi dal governo dell’Uruguay al comparto delle macchine agricole nazionali e che, grazie anche alla personalizzazione dei prodotti, negli ultimi sono riuscite a trovare anche qualche sbocco nell’export, indirizzato però principalmente a mercati “regionali” come il Paraguay e l’Ecuador. UNA POLITICA DEI DAZI FAVOREVOLE AGLI IMPORTATORI In merito alle opportunità offerte dal Paese sudamericano ai produttori esteri di macchine agricole, l’Uruguay Country Commercial Guide a cura del The International Trade Administration (USA) alla voce “Agricultural Equipment” fa presente come la maggior parte delle importazioni di macchine agricole non paghino i dazi all’import al loro ingresso nel mercato uruguaiano: un aspetto importante poiché permette ai prodotti di provenienza statunitense di competere in modo più equo con i macchinari importati dai paesi del Mercosur. In evidenza anche il forte aumento registrato ultimamente nel Paese sudamericano della richiesta di attrezzature per l’irrigazione, data la periodica scarsità d’acqua. Anche le attrezzature che migliorano l’efficienza agricola hanno ottime prospettive di mercato, così come i macchinari usati e ricondizionati a patto che i fornitori garantiscano un buon servizio post-vendita e la disponibilità di parti di ricambio. Viene segnalato inoltre che il Ministero dell’Agricoltura uruguaiano richiede un certificato fitosanitario per tutti i macchinari usati importati nel Paese. L’ITALIA IN UNDICESIMA POSIZIONE TRA I PAESI FORNITORI DELL’URUGUAY Per finire, le cifre del commercio con l’estero. Nel 2022 l’interscambio dell’Uruguay con il resto del mondo si è attestato sul valore di 22,12 miliardi di euro. Le esportazioni hanno raggiunto il valore di 10,66 miliardi di euro (+31,92% rispetto al 2021), mentre le importazioni hanno raggiunto il valore di 11,46 miliardi di euro (+42,48% rispetto al 2021). Sempre nel 2022 l’Italia occupava l’undicesima posizione tra i Paesi fornitori dell’Uruguay con un valore di 176,8 milioni di euro (+29,16% rispetto all’anno 2021) con una quota dell’1,54%. Il Brasile era in prima posizione con 2,32 miliardi di euro e una quota del 20,32%, seguito dalla Cina con 1,99 miliardi di euro e una quota del 17,38%. Alle loro spalle figuravano Stati Uniti, Argentina, Nigeria e Germania. Ricollegandoci all’inizio di questo articolo, l’export emiliano-romagnolo in Uruguay, pur partendo da numeri in assoluto non ancora troppo elevati – 29,5 milioni di euro, pari al 10% di tutte le esportazioni italiane verso il Paese – risulta in forte crescita (+53% nel 2022) e soprattutto ha come prime due voci i macchinari per l’agroindustria. © Barbara Mengozzi Fonte immagini: Caffini, Corporación de Maquinaria, Expo Melilla, Sicma. macchine agricole | Uruguay