Quello dell’agricoltura conservativa è un argomento che ha fatto discutere non poco. Per lungo tempo scelte agronomiche alternative alla convenzionale aratura – incentrate invece su tecniche quali la semina su sodo oppure le meno “drastiche” minima lavorazione e strip tillage – sono state spesso reputate più che altro anticonformiste e per giunta non remunerative.
Risulta d’altro canto innegabile l’interesse riservato dagli orientamenti dell’Unione europea nei confronti dell’adozione di sistemi e agrotecniche mirate ad una maggiore sostenibilità ambientale, fondamentali in vista del conseguimento di una serie di obiettivi, tra cui un uso del suolo più adeguato, l’incremento del livello della materia organica e della fertilità con aumento della capacità idrica, la riduzione della compattazione del terreno.
AGRICOLTURA CONSERVATIVA: UNA SCELTA VINCENTE
Senza dimenticare quanto una riduzione delle operazioni di lavorazione del suolo, con conseguente inferiore numero di passaggi per la preparazione dei letti di semina, comporti potenziali benefici non soltanto agronomici e ambientali ma anche di natura economica, considerando il risparmio in termini di ore spese in campo e di macchine e quindi la corrispondente diminuzione dei costi.
Fattore cruciale, quest’ultimo, per aziende che intendano mantenere la propria competitività sul mercato.
IMPORTANTI INCENTIVI DALL’UNIONE EUROPEA
Recentemente, poi, a sancire il valore dei nuovi sistemi di gestione del terreno è intervenuto il ruolo sempre più rilevante rivestito dalle pratiche di agricoltura conservativa nei nuovi Programmi regionali di sviluppo rurale (Psr) italiani 2014-2020 che prevedono – all’interno della Misura 10 relativa ai Pagamenti agro climatici ambientali – consistenti contributi per ettaro e per anno destinati agli agricoltori che si impegnano ad introdurre in azienda queste tecniche sostenibili: tra quelle che ricevono maggiori aiuti figurano il sodo e la minima lavorazione, compreso lo strip tillage (cioè la lavorazione a strisce).
Si tratta ovviamente di un percorso tecnico che, per essere effettuato correttamente, richiede attrezzature progettate ad hoc per raggiungere gli scopi e costruite per lavorare bene anche su terreni ricoperti da abbondanti residui colturali misti a infestanti oppure di tessitura alquanto problematica, come nel caso dei suoli argillosi e limosi.
KVERNELAND SEMPRE IN PRIMA LINEA
Tra i costruttori che con maggiore convinzione e impegno hanno sposato il credo dell’agricoltura conservativa spicca senza dubbio Kverneland, oggi protagonista sul mercato con tre tipologie di attrezzature dai requisiti perfettamente rispondenti alle indicazioni fornite dalla Pac.
LA GAMMA DI COLTIVATORI CLC
Vedi, in primo luogo, la gamma di coltivatori Kverneland CLC – nelle versioni Evo, Wings, Pro (per utilizzi con trattori di alte potenze sino a 350 cavalli) e la più compatta Pro Classic (da abbinare a trattori con potenze comprese tra i 90 e i 130 cavalli) – che si propone ormai come un punto di riferimento per chi ha scelto di convertirsi alla minima lavorazione del terreno.
IL LETTO DI SEMINA CON UN SOLO PASSAGGIO
Dotati di robusto telaio, in grado di far fronte a forti sollecitazioni e di consentire, con i modelli da tre metri, l’applicazione di potenze di traino fino a 240 cavalli mentre, nel caso dei modelli pieghevoli fino a cinque metri, le potenze possono arrivare a 350 cavalli, i coltivatori CLC del gruppo norvegese sono attrezzature estremamente versatili che, opportunamente combinate, permettono di rifinire il terreno con una sola passata per poi seminare subito dopo.
I DENTI FLESSIBILI “HIGH TECNOLOGY”
Il primo gruppo di lavoro del CLC, quello che affronta il suolo con i residui colturali intatti e in superficie, è la doppia o tripla fila di denti flessibili capaci, grazie a due differenti angolazioni, di aprire qualsiasi tipo di terreno e di penetrarlo verticalmente, effettuando la miscelazione associata ad un leggero interramento dei residui colturali, anche laddove risultino copiosi e voluminosi.
LE DISCHIERE DENTATE GANG
Seguono una o due dischiere dentate (chiamate Gang) che possono essere abbinate a varie tipologie di rulli, tra i quali lo speciale rullo Actipack, formando una combinazione che consente, come detto, la preparazione diretta del letto di semina in un solo passaggio anche su terreni molto tenaci e ricchi di residui colturali.
RULLO ACTIPACK, PER I TERRENI DIFFICILI E PESANTI
A contraddistinguere il rullo Actipack (nella foto sopra) è infatti il suo esclusivo sistema di coltelli, ammortizzati tra un disco e l’altro, che impediscono alle zolle di fuoriuscire garantendone una perfetta frantumazione (l’incidenza dei coltelli, peraltro, è regolabile, con possibilità di escluderli completamente qualora si desideri avere un terreno più arieggiato).
Un rullo davvero speciale, insomma, l’Actipack di Kverneland, deputato ad eseguire anch’esso una ulteriore lavorazione del suolo, il che si rivela prezioso proprio sui terreni difficili e pesanti dove normalmente si ritiene di non poter fare a meno dell’aratura.
RULLO ACTIRING, LA VARIANTE LEGGERA DELL’ACTIPACK
In presenza di terreni più sciolti, invece, si può optare per l’abbinamento con il rullo Actiring (nella foto sopra) – variante leggera dell’Actipack – nel quale il disco viene sostituito da particolari anelli in acciaio che riducono il peso di almeno 50 chilogrammi, permettendo l’utilizzo con trattori di media potenza.
LA VERSIONE WINGS
Al cospetto di residui più grossolani come quelli del mais o del colza, infine, risulta particolarmente indicata la versione Wings del coltivatore CLC, che porta un minor numero di denti sulla stessa larghezza di lavoro ma con spaziature fino a 420 millimetri nei modelli fissi e a 370 millimetri in quelli pieghevoli.
L’ERPICE QUALIDISC
Seconda attrezzatura di casa Kverneland rivelatasi ottimale per applicare con successo in campo la minima lavorazione è l’erpice a dischi Qualidisc, in grado di operare sia su terreni secchi sia su terreni umidi.
DISCHI DI GRANDE DIAMETRO
I suoi dischi, su due file distanti tra loro 900 millimetri allo scopo di diminuire le richieste di sollevamento, vantano un grande diametro, pari a 570 millimetri, ed uno spessore di 6 millimetri che conferisce resistenza agli urti laterali: l’ampiezza del diametro assicura una eccellente miscelazione, con possibilità di lavorare su suoli molto infestati e ricoperti di residui colturali senza rischio di intasamenti.
La forma conica del disco, poi, permette alla macchina di non variare l’angolo di penetrazione anche in condizioni di usura del disco stesso, garantendo una qualità di taglio costante.
Qualidisc è dotato anche di un registro che permette all’operatore di posizionare le file di dischi nella posizione corretta, seguendo le indicazioni di una semplice tabella collocata anteriormente.
DEFLETTORI LATERALI ED ERPICE LIVELLATORE
Particolari deflettori posti a destra e a sinistra dell’attrezzatura, inoltre, controllano il flusso di terreno smosso e lo distribuiscono in maniera uniforme, mentre l’erpice livellatore – sistemato tra l’ultima fila di dischi e il rullo – consente il livellamento sui terreni soffici e l’affinamento su quelli molto tenaci e con zolle di notevoli dimensioni.
RULLI DI DIVERSA FORMA
Offerto con larghezze di lavoro che variano, a seconda dei modelli, dai tre ai sette metri, e abbinabile a trattori di media potenza, Qualidisc può montare sei diverse tipologie di rulli che chiudono il cantiere, incluso naturalmente il già citato rullo Actipack provvisto di denti interratori che contribuiscono a rendere sufficientemente soffice il letto di semina.
QUALIDISC FARMER
Molto interessante, poi, il Qualidisc Farmer, erpice a dischi più leggero – il suo peso è stato ridotto di un buon 15 per cento rispetto ai precedenti modelli – disponibile in versione portata e trainata fino a sei metri, adatta a trattori di bassa potenza: un’attrezzatura molto compatta, dunque, in vista di una minore compressione del suolo.
KULTISTRIP, LAVORAZIONE SOLO SULLA FILA DI SEMINA
Con la terza attrezzatura proposta dal gruppo norvegese si entra invece nell’ambito dello strip tillage, sistema che rappresenta una sorta di compromesso ideale tra minima lavorazione e sodo, visto che strisce di terreno lavorato e pronto per la semina si alternano a strisce non lavorate dove rimangono intatti i residui colturali del precedente taccolto.
TECNICA PREMIATA DAI PSR
Una tecnica – utilizzabile sia in autunno sia in primavera poco prima di seminare, a patto di disporre, come esige la Misura 10 dei nuovi Psr regionali, di sistemi guida satellitare che garantiscano al momento della semina l’esatta deposizione del seme al centro della striscia lavorata – che si sta conquistando un sempre maggior numero di assertori convinti della sua capacità di arrecare molteplici benefici alla struttura e alla fertilità del terreno.
E, anche per la preparazione del letto di semina (di colture estensive, cereali ed oleaginose seminate a file) realizzata con la lavorazione a strisce del suolo con possibilità di distribuire anche il concime, Kverneland ha messo a punto una attrezzatura specifica, sviluppata su misura per il mercato europeo ed in grado di effettuare cinque diverse lavorazioni su ogni singola fila.
CINQUE ORGANI DI LAVORO INDIPENDENTI
Si chiama Kultistrip e crea in effetti una lavorazione a bande intervallate da strisce di terreno dove rimane il residuo colturale che ha un effetto pacciamante e la cui lenta degradazione favorisce l’accumulo di sostanza organica stabile nel suolo.
Kultistrip è costituito, in pratica, da cinque organi di lavoro montati in successione, ognuno dei quali è dotato di efficace sistema di regolazione indipendente, così da consentire una ottima adattabilità ad ogni tipo di terreno.
I dischi, innanzitutto, tagliano il terreno e sminuzzano i residui colturali, dopodiché i dischi a stella flottanti puliscono la striscia lavorata dai residui e i vomeri rompono il terreno alla profondità di 15-20 centimetri per favorire il passaggio di aria e acqua.
I dischi ondulati laterali ai vomeri, poi, definiscono la larghezza e la forma della striscia lavorata, mentre i rulli di pressione di diversa tipologia rifiniscono il letto di semina.
Equipaggiato con distributori di liquame e di digestato, infine, il Kultistrip di Kverneland effettua in contemporanea sulla striscia lavorata un loro leggero interramento, per il miglior uso agronomico di questi sottoprodotti aziendali.
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