Merlo: l’upgrade dei telescopici compatti con l’approccio modulare

Macchine 12/01/2016 -
Merlo: l’upgrade dei telescopici compatti con l’approccio modulare

Lo spirito innovativo, quello intelligente e pronto ad affrontare le scelte più impegnative, paga sempre.

Non fa eccezione il caso di Merlo, al quale spetta il merito di aver creduto nelle grandi possibilità offerte dalle nuove tecnologie modulari anche nel settore dei sollevatori telescopici, investendo in maniera consistente per il radicale rinnovo dello stabilimento di San Defendente, alle porte di Cuneo, al fine di renderlo adatto all’attuazione di questo modernissimo concetto di produzione che, da circa quattro anni a questa parte, ha di fatto rivoluzionato le modalità di concepimento, realizzazione e commercializzazione proprie del gruppo piemontese.

 

PIÙ QUALITÀ E FLESSIBILITÀ CON IL MODULARE

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Un concept, il modulare, che ha comportato per Merlo una riprogettazione a 360 gradi dei suoi sollevatori, scomposti in moduli base (modulo motore, modulo telaio, modulo cabina e così via), assimilabili a dei mattoncini, ognuno dei quali viene preassemblato e collaudato integralmente prima di essere trasferito alla linea principale per l’assemblaggio finale e per dar vita, al termine della linea, alla macchina completa, personalizzata e ulteriormente testata.

Il tutto a beneficio di una superiore qualità intrinseca del prodotto (come dimostrano i consensi ottenuti dai più recenti telescopici professionali per uso agricolo firmati Merlo).

Ma non ci si ferma a questo aspetto, dal momento che dalla modularità è derivata anche una ottimizzazione della logistica aziendale, dei tempi di industrializzazione e della gestione del servizio ricambi, ora più rapida ed efficiente.

Senza dimenticare, tra i maggiori vantaggi assicurati dall’approccio modulare, l’incremento esponenziale dei numero dei modelli e delle versioni disponibili: combinando tra loro i moduli in maniera differente, infatti, il costruttore cuneese è oggi in grado di proporre una gamma di telescopici sempre più ricca, offrendo per giunta sui modelli d’attacco contenuti tecnologici e accorgimenti in precedenza tipici soltanto dei sollevatori di classe superiore.

 

P 27.6 TOP: LA NEW ENTRY OMOLOGABILE COME TRATTORE AGRICOLO

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L’ennesima conferma è arrivata dalle novità lanciate da Merlo in occasione dell’ultima edizione dell’Agritechnica di Hannover e riguardanti, in particolare, i telescopici più compatti della gamma, a partire dal più piccolo: si tratta del nuovo modello P 27.6 Top (nella foto sopra e in quella di apertura) – destinato a sostituire il P 25.6 – che introduce nella categoria di appartenenza caratteristiche finora non riscontrabili sul mercato, anche grazie ai suoi 40 chilometri orari raggiunti nei trasferimenti su strada e alla sua possibile omologazione come trattore agricolo.

 

MOTORI KUBOTA STAGE IIIB DA 55 0 75 CAVALLI

Dotato di 200 chilogrammi di portata in più rispetto al suo predecessore, il nuovo telescopico P 27.6 Top monta propulsori Kubota con due livelli di potenza e di coppia – 55 o 75 cavalli nel primo caso e 170 o 265 Newtonmetri nel secondo – emissionati Stage IIIB grazie a sistemi Egr e Doc senza filtro particolato (Dpf).

 

IMPIANTO IDRAULICO DA 84 LITRI AL MINUTO

Decisamente elevate, poi, le prestazioni fornite dall’impianto idraulico, composto da pompa ad ingranaggi in grado di elargire 84 litri di olio al minuto, distributore load sensing e circuito di traslazione indipendente.

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Il braccio, in acciaio ad alta resistenza e provvisto di sistema antiribaltamento, tocca i 6,1 metri di altezza massima ed è gestibile tramite joystick elettronico (di serie).

 

ASSALI MERLO INTEGRATI NEL PROGETTO

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L’equipaggiamento base del P 27.6 Top prevede anche i nuovi assali – concepiti da Merlo per questo modello e integrati nel progetto – con riduttori epicicloidali (che garantiscono una potenziata resistenza e contribuiscono al massimo contenimento dell’altezza della macchina), tre modalità di sterzatura e frenatura integrale assistita.

A richiesta, invece, viene fornito il bloccaggio del differenziale laddove ci si trovi a lavorare frequentemente su fondi difficili.

 

CABINA DERIVATA DAI TURBOFARMER

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Completamente nuova, infine, la cabina, mutuata in versione semplificata da quella dei fratelli maggiori della serie Turbofarmer.

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Una cabina conforme alle norme Rops e Fops di livello 2 che offre dunque anche su questo nuovo telescopico compatto di Merlo alti livelli in termini di spazio, visibilità, comfort e dotazioni avanzate.

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Da segnalare, tra l’altro, la porta apribile a 180 gradi con finestrino indipendente e il comando inversore al volante che, assieme alla nuova strumentazione digitale, consente maggiore intuitività e sicurezza nella guida.

 

TF 30.9 LOW PROFILE, LARGO SOLO 2,10 METRI

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Sempre nell’ambito dei telescopici di dimensioni contenute, all’interno dello stand allestito ad Hannover da Merlo campeggiava anche il TF 30.9 L, altra novità rappresentativa della nuova famiglia di sollevatori modulari Turbofarmer Compact Duty, direttamente derivata dai modelli Medium Duty ma dotata di assali in versione stretta e di un diverso modulo motore in modo da ottenere una larghezza complessiva di 2,10 metri, vale a dire quattordici centimetri in meno rispetto a quella dei telescopici ad uso agricolo di gamma media.

A dispetto del suo ingombro così limitato, anche il nuovo compatto modulare offre le stesse tecnologie di punta e le alte prestazioni garantite dalla serie Medium Duty, ed andrà ad affiancare i modelli P28.8 e P32.6 nel corso del 2016 o comunque fino all’esaurimento delle motorizzazioni omologate Stage IIIA.

Aumentano però, con il nuovo TF 30.9 L, la portata massima, nell’ordine dei 30 quintali (maggiorata di 200 chilogrammi rispetto al P28.8), e lo sbraccio, pari a 9 metri, in vista di un miglioramento della flessibilità di sollevamento.

 

MOTORE DEUTZ STAGE IV DA 115 CAVALLI

A muovere il nuovo modello TF 30.9 L provvede un motore Deutz da 115 cavalli di potenza, conforme allo Stage IV con il ricorso a sistema di post trattamento dei gas di scarico di tipo Scr. Particolarmente efficiente anche l’idraulica, con pompa a portata variabile da 125 litri al minuto, distributore load sensing e controllo flow-sharing.

Una maggiore affidabilità, inoltre, è assicurata ancora una volta dai nuovi assali Merlo con riduttori epicicloidali.

 

ALTEZZA MASSIMA DI POCO SUPERIORE AI 2 METRI

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Tecnologie e contenuti esclusivi mutuati dai sollevatori delle gamme superiori restano dunque invariati anche nel nuovo compatto TF 30.9 in versione L (Low Profile), caratterizzata da una altezza massima di poco superiore ai due metri – per poter operare all’interno di edifici con accessi limitati – mantenendo comunque la stessa cabina dei modelli standard (e la stessa abitabilità interna).

I modelli Low Profile, infatti, sono stati totalmente ridisegnati in modo da abbassare la posizione della cabina e garantire un comfort immutato.

Il tutto tenendo ferma, anche nella versione con cabina bassa, la possibilità di marciare su strada alla velocità massima di 40 chilometri orari.

 

IL DEBUTTO DEL SECONDO MODELLO CON TECNOLOGIA IBRIDA

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Cresce il livello di prestazioni anche nell’ambito dei sollevatori telescopici Merlo a propulsione ibrida, dopo il debutto sotto i riflettori di Agritechnica 2013 del primo modello, il versatile TF 42.7 Hybrid, equipaggiato di un sistema ad architettura di tipo parallelo (brevettata) e di un motore diesel di 56 kW (contro i 90 kW di quello tradizionale).

Si tratta di una macchina adatta all’impiego in spazi chiusi (come serre e allevamenti) e a qualsiasi applicazione all’aperto, vista l’elevata autonomia operativa da due a quattro ore, a seconda della modalità di utilizzo.

 

FINO A 10 METRI DI ALTEZZA

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Ed un autentico unicum a livello mondiale – premiato allora in seno alla manifestazione tedesca con la Medaglia d’oro per l’innovazione tecnica – da cui, grazie alla concezione modulare, è derivato il secondo modello ibrido proposto dalla società cuneese, tenuto a battesimo lo scorso novembre ad Hannover: il nuovo TF 38.10 TT Hybrid, connotato da tutti i requisiti tecnici rivoluzionari del primo nato di casa Merlo, ma in grado di elevare l’altezza massima di sollevamento fino al tetto dei dieci metri.

 

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