Intensificare l’analisi delle variabili socio-politiche ed economiche che influenzano i mercati, e cogliere le opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche più avanzate: è questa, in estrema sintesi, la ricetta che economisti ed esperti di innovazioni tecnologiche suggeriscono alle imprese della meccanica agricola per reagire alla dominante situazione di incertezza, diretta conseguenza delle crisi economiche di questi anni – determinate da eventi imprevedibili come la pandemia, l’inflazione globale e la guerra in Ucraina – che hanno messo a dura prova i sistemi produttivi e ridotto la capacità di programmazione delle attività economiche da parte del mondo imprenditoriale.
La disamina degli scenari a medio termine è avvenuta durante l’incontro sul tema “Oltre la congiuntura: programmare le attività, pianificare gli investimenti”, svoltosi il 3 luglio a Palazzo Varignana (BO) nell’ambito dell’Assemblea generale FederUnacoma.
Leggi anche >>> FederUnacoma: Maria Teresa Maschio (Mascar) è il nuovo presidente
VERSO UNA REGIONALIZZAZIONE DELLE CATENE DEL VALORE
Il Covid, la crisi geopolitica e le tensioni commerciali con la Cina – ha spiegato Carlo Altomonte, professore dell’Università Bocconi, nella sua relazione dal titolo “Le variabili industriali: costi, luoghi di produzione, risorse umane” – stanno modificando la geografia del commercio mondiale e determinando una riconfigurazione delle catene di valore con una crescente regionalizzazione dei flussi produttivi.
Più in dettaglio, la sempre più forte interrelazione tra interessi geopolitici e potere economico sta spingendo i vari Paesi e attori economici a considerare la rilocalizzazione, “reshoring”, nel proprio Paese delle produzioni – soprattutto di quelle ad alto valore strategico, per evitare le vulnerabilità e le dipendenze da partner considerati non affidabili – o rilocalizzare le produzioni presso paesi amici ,“friend-shoring”, o Paesi più vicini, “near-shoring”.
Un trend accentuato peraltro dall’aggressione russa dell’Ucraina, che ha evidenziato i rischi di dipendenza da Paesi che non condividono gli stessi principi sul piano democratico e dei diritti umani. Anche l’Unione Europea – tradizionalmente dipendente per l’approvvigionamento di alcune materie prime critiche, essenziali per realizzare la transizione verde e digitale, da un numero ristretto di Paesi con un basso livello di libertà economica e di democrazia, tra i quali la Repubblica Popolare Cinese – si è mossa in questa direzione sottoscrivendo numerosi accordi di libero scambio e di cooperazioni regionali e bilaterali, al fine di assicurare la resilienza delle catene di approvvigionamento.
Non è pertanto il caso di parlare di deglobalizzazione ma piuttosto di regionalizzazione delle catene del valore, un fenomeno globale che interessa appunto anche il contesto europeo, dove si assiste ad un incremento della domanda di beni intermedi prodotti all’interno del continente rispetto a quelli importati dai Paesi extra-UE, con aziende multinazionali che stanno spostando o creando reti di subfornitori nel Vecchio Continente.
L’AGRICOLTURA CHE CAMBIA: CIBO ED ENERGIA
Sul fronte agricolo, si assiste a una crescita progressiva della domanda di derrate alimentari, determinata dall’aumento della pressione demografica e dal cambiamento degli stili di vita. «I consumi mondiali di frumento tenero – ha fatto presente Angelo Frascarelli, presidente Ismea e professore all’Università di Perugia, nella propria relazione sul tema “La domanda di beni alimentari: quantità e qualità nelle regioni del mondo” – sono cresciuti del 22% dal 2010 ad oggi, mentre quelli complessivi di cereali sono cresciuti del 31%. La crisi climatica, il costo dell’energia, la difficoltà a reperire input per la produzione, la volatilità dei prezzi e il problema della manodopera sono, tuttavia, variabili che pesano sulla produttività dell’agricoltura e sulla sua capacità di rispondere alla domanda crescente di beni alimentari».
Sulle imprese agricole europee, in particolare, gravano i vincoli di sostenibilità legati alle politiche del Green New Deal e del Farm to Fork – ha spiegato Frascarelli – con obiettivi stringenti: entro il 2030 è prevista la riduzione del 50% nell’uso di pesticidi e di sostanze antimicrobiche, oltre che di fertilizzanti.
Secondo le previsioni Joint Research Centre della Commissione UE, l’impatto del programma Farm to Fork produrrà nell’Europa comunitaria un calo della produzione agricola compreso fra il 5 e il 15%, un aumento dei costi aziendali del 10%, e un peggioramento del deficit commerciale per semi oleosi, prodotti ortofrutticoli, carni bovine, ovine e caprine. «A fronte di questo – ha affermato Frascarelli – le imprese agricole debbono investire in tecnologie di nuova generazione e sfruttare la possibilità di produrre energia da fonti rinnovabili».
SOSTENIBILITÀ IN PRIMO PIANO PER L’AGROMECCANICA
Quando all’industria produttrice di macchine agricole, sempre più proiettata verso efficienza produttiva, digitalizzazione e robotizzazione, il percorso per affermarsi nei nuovi scenari dovrà fare di precisione, tracciabilità (connessione) e riduzione delle emissioni, con conseguente risparmio energetico, il proprio diktat.
HIPERT LAB: LE FRONTIERE SEMPRE PIÙ AVANZATE DELLA GUIDA AUTONOMA
Per quanto attiene nello specifico alla robotizzazione, i sistemi ad alta automazione vengono già impiegati per svolgere una vasta gamma di lavorazioni agricole. I robot agricoli, tra i quali figurano anche trattrici a guida autonoma, sono utilizzati soprattutto per la semina, per i trattamenti fitosanitari, per la raccolta, e per il monitoraggio e la mappatura dei terreni.
«Queste macchine sono equipaggiate con sistemi digitali molto sofisticati, come i sensori LiDAR e le videocamere RGB ad alta risoluzione, che permettono di acquisire informazioni dall’ambiente, processarle ed utilizzarle ai fini produttivi», ha spiegato Marko Bertogna (nella foto sopra), professore dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia dove dirige il laboratorio HiPeRT Lab (High-Performance-Real-Time Laboratory) presso il quale si sperimentano le frontiere della guida autonoma, intervenuto su “La rivoluzione dei sistemi autonomi nei sistemi produttivi”.
Negli ultimi anni le tecnologie robotiche hanno conosciuto uno sviluppo importante, ma – ha precisato Bertogna – presentano ancora significativi margini di miglioramento soprattutto sulla navigazione e sulla localizzazione in assenza di segnale GPS, sulla manipolazione degli oggetti, e sulla interoperabilità, vale a dire sulla capacità di svolgere diversi tipi di lavorazione, dalla semina ai trattamenti fitosanitari fino al monitoraggio delle colture.
IL MONDO UNIVERSITARIO PROPULSORE DI RICERCA E FORMAZIONE A SUPPORTO DELLE IMPRESE DELLA MECCANIZZAZIONE AGRICOLA
«In pochi decenni le performance delle macchine sono sensibilmente migliorate e l’elettronica è diventata dominante. Notevoli miglioramenti sono stati compiuti anche sul fronte dei motori e dei consumi, e su quello della digitalizzazione di attrezzature, trattori e mietitrebbie», ha affermato il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari (nella foto sopra), intervenuto all’incontro su “Implementare i processi produttivi: il ruolo della ricerca” .
In Italia il valore del mercato dell’agritech ha superato i due miliardi di euro, App e sistemi smart – ha aggiunto Molari – sono oggi utilizzati da più del 70% delle aziende agricole. In questa prospettiva, Università e centri di ricerca sono chiamati a svolgere un ruolo strategico non soltanto per dare impulso alle tecnologie ma anche per formare i giovani agricoltori all’utilizzo dei sistemi 4.0.
Leggi anche >>> Agricoltura 4.0, oltre i 2 miliardi di euro nel 2022 ma c’è ancora un grosso potenziale
«La ricerca avrà sempre come propulsore il mondo universitario, e quest’anno – ha concluso il Rettore – l’Ateneo di Bologna ha messo a disposizione 202 borse di dottorato finalizzate proprio a creare professionalità coerenti con i fabbisogni d’innovazione delle imprese».
INDUSTRIA NAZIONALE AI VERTICI MONDIALI
Il ruolo chiave svolto dalle industrie italiane della meccanica agricola nel favorire il processo di modernizzazione della nostra agricoltura raggiungendo posizioni di assoluta eccellenza grazie alla capacità di sviluppare tecnologie avanzate, in grado di rispondere a sfide sempre più complesse è stato evidenziato dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida (nella foto sopra), intervenuto in collegamento esterno in chiusura del convegno sul tema “Oltre la congiuntura: programmare le attività, pianificare gli investimenti”.
«Grazie all’integrazione delle macchine con le più recenti tecnologie informatiche e satellitari – ha osservato Lollobrigida – possiamo raggiungere livelli di performance elevati, quasi impensabili solo pochi anni fa, promuovendo un modello di agricoltura pienamente sostenibile, sotto il profilo economico, ambientale e sociale. Incentivare e sostenere l’innovazione delle nostre industrie rappresenta quindi un obiettivo strategico per il sistema-Paese».
In questa prospettiva, il ministro ha confermato l’attivazione delle risorse – pari a 400 milioni di euro – previste dal PNRR per lo sviluppo di macchinari agricoli a emissioni zero, cui si aggiungerà lo stanziamento di ulteriori 225 milioni a valere sul fondo per l’innovazione. «Siano impegnati a creare le condizioni affinché il comparto agricolo possa fare un ulteriore salto in termini di competitività – ha sottolineato Lollobrigida – mantenendo l’elevato livello di qualità delle nostre produzioni agroalimentari, rinomate in tutto il mondo».
© riproduzione riservata