In questi ultimi anni abbiamo assistito, com’è noto, a un intensificarsi delle missioni svolte in Africa sia da FederUnacoma in forma collettiva sia dalle singole aziende costruttrici di macchine agricole, per verificare le possibilità di cooperazione tecnica e commerciale.
Un obiettivo peraltro legittimato dalla forte esigenza di tecnologie meccaniche espressa dai Paesi africani in vista di un’effettiva valorizzazione del settore primario, forte di potenzialità ancora largamente inespresse, in un contesto caratterizzato da una generale assenza di un’industria locale sviluppata in grado di far fronte ai fabbisogni del mercato interno.
CON L’AfCFTA E IL PIANO MATTEI UN SALTO DI QUALITÀ NELLE RELAZIONI ITALIA-AFRICA
Dopo questo periodo di progressivo avvicinamento tra le imprese agromeccaniche italiane e i Paesi africani, oggi, finalmente, con la creazione dell’African Continent Free Trade Area (AfCFTA) – una grande zona di libero scambio, ratificata da 47 Paesi, che interessa 1,3 miliardi di persone, e dovrebbe produrre entro i prossimi dieci anni un aumento del 52% dei flussi commerciali intra-africani e ricavi per 450 miliardi di dollari USA –, e grazie alle opportunità offerte dal Piano Mattei per l’Africa, si sono create le condizioni per un ulteriore salto di qualità nelle relazioni con i Paesi africani.
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LAB INNOVA FOR AFRICA: UN AMPIO PROGETTO DI FORMAZIONE TECNICO-MANAGERIALE PER I PAESI AFRICANI FIRMATO AGENZIA ICE
Un tema di ampio respiro che è stato scandagliato durante il convegno organizzato ad Ortigia nell’ambito delle attività collaterali al G7 Agricoltura da Agenzia ICE in collaborazione con FederUnacoma, per fare il punto sullo stato di avanzamento del progetto LAB Innova for Africa, il programma di formazione tecnico-manageriale promosso da ICE Agenzia per imprese africane del settore agribusiness, che prevede specifici percorsi di sviluppo delle competenze del comparto africano (anche in ambito agromeccanico) e che apre opportunità di partenariato con le imprese italiane nei settori agricolo, trasformazione agroalimentare e packaging.
FORMAZIONE, TECNOLOGIA E PROMOZIONE ELEMENTI CARDINE DELLA COPERAZIONE
In apertura dell’incontro Matteo Zoppas (nella foto sotto), presidente di Agenzia ICE, ha ribadito l’importanza strategica della cooperazione italo-africana, in particolare sul versante della formazione tecnica e professionale. Molti Paesi soffrono ancora di un rilevante deficit tecnologico che – ha spiegato Zoppas nel suo intervento – deve essere colmato non soltanto attraverso investimenti in macchinari innovativi ma anche attraverso programmi formativi specifici che possano avviare gli agricoltori all’utilizzo di queste macchine.
«Se questi Paesi fossero dotati degli standard della tecnologia europea e ancora di più di quella italiana – ha dichiarato Zoppas – sarebbero in grado di estendere le superfici oggi coltivate e aumentare consistentemente la loro produttività con l’impiego di minori risorse». Si tratta pertanto di accompagnare la diffusione della meccanizzazione agricola con un miglioramento delle competenze tecniche degli agricoltori e con l’accesso a servizi manutenzione e riparazione adeguati.
Esattamente a questo punta, nel contesto dell’attività di cooperazione internazionale del ministero degli Affari esteri e con la collaborazione del Sistema Paese, l’intensa attività svolta dall’ICE che, come sottolineato da Zoppas, si prefigge «il duplice obbiettivo, anche nell’indirizzo del Piano Mattei che sarà considerato dalla nostra Agenzia una priorità per questi territori, di aiutare lo sviluppo di queste nazioni e, contestualmente, lo sviluppo di mercati emergenti per le imprese, i prodotti e le tecnologie italiane».
«Attraverso diversi progetti – ha proseguito il presidente di Agenzia ICE – tra i quali appunto Lab Innova for Africa, concentrati sia nell’Africa subsahariana sia nel Nordafrica, formiamo e informiamo imprese locali in merito alle nuove tecnologie e ai nuovi standard dell’agritech e della tecnologia agroalimentare».
LE ZONE ECONOMICHE SPECIALI: UNO STRUMENTO CHE AGEVOLA L’ACCESSO NEL CONTINENTE AFRICANO
Sulle opportunità offerte dall’AfCFTA, giustamente ritenuta una svolta epocale per l’Africa, si è soffermata Mariateresa Maschio, presidente di FederUnacoma, che ha fatto presente, tra l’altro, come il vasto programma di sviluppo economico africano preveda, per ovviare in qualche modo alla carenza di infrastrutture che rappresenta ancora oggi un grosso ostacolo nella realizzazione del mercato unico, l’individuazione di “poli” all’interno di ogni Paese – le cosiddette Zone Economiche Speciali (ZES), con la cui istituzione i singoli governi puntano a stimolare lo sviluppo industriale locale..
Nelle ZES, che possono essere generiche o dedicate ad uno specifico settore, come ad esempio l’agribusiness, è possibile predisporre strutture e infrastrutture più efficienti, e far convergere gli investimenti anche ai fini di testare modelli di distretto che possano essere replicati in altre aree.
INTERESSANTI INCENTIVI PER GLI INVESTITORI CHE DEVONO PERÒ PASSARE DA UNA LOGICA DI EXPORT A UNA DI PRODUZIONE
All’interno delle ZES gli investitori possono contare su incentivi e su una regolamentazione diversa rispetto al regime ordinario del Paese.
Dal momento però che la finalità ultima dei Paesi africani è quella di aumentare i livelli produttivi premiandi il “made in Africa”, le imprese italiane che vogliono investire nelle ZES debbono far evolvere il proprio modello di business, passando dalla logica della semplice esportazione a quella anche della produzione – totale o parziale – in loco.
In questa prospettiva si possono configurare due differenti possibilità d’intervento (rispettivamente denominate “greenfield” e “brownfield”): la prima prevede la costituzione ex novo di un’impresa manifatturiera o di assemblaggio; la seconda l’acquisizione di realtà produttive locali da adeguare agli standard della casa madre che acquisisce l’azienda.
«Insomma – ha sintetizzato Mariateresa Maschio – l’Africa sta offrendo al nostro Paese importanti canali di accesso ai mercati del continente e significative occasioni di cooperazione che le nostre imprese, a partire proprio da quelle dell’agromeccanica, possono accogliere con interesse e fiducia, anche nel quadro dei nuovi strumenti per la cooperazione messi in campo dal Governo».
IL PIANO MATTEI, LA GRANDE SFIDA
Come anticipato, accanto all’ingresso nella fase di implementazione dell’African Continent Free Trade Area, l’altro grande elemento di novità nelle relazioni Italia-Africa è oggi rappresentato dal Piano Mattei, piano strategico messo a punto dal nostro Esecutivo per rafforzare e rinnovare i legami con il continente africano.
«Il Piano – ha spiegato la presidente di FederUnacoma – si caratterizza per un approccio “olistico” alla cooperazione, che comprende la dimensione politica, quella economico-sociale, quella culturale e della sicurezza, e che può risultare particolarmente efficace per il settore della meccanica agricola che in una realtà come quella africana è in grado di operare non soltanto offrendo tecnologie, ma un know how complessivo ben più ampio».
COSTRUIRE INSIEME UN NUOVO PARTENARIATO TRA ITALIA E AFRICA
Esiste, in primo luogo, la necessità di conoscere da vicino le differenti realtà agricole africane, per selezionare tecnologie specifiche per ogni contesto ambientale e per ogni modello di azienda, dall’agricoltura delle grandi piantagioni a quella dei piccoli poderi famigliari, ha fatto presente Mariateresa Maschio (nella foto sopra). A questo si collega poi l’esigenza di sperimentare i mezzi meccanici sul campo, anche per migliorarne l’adattabilità alle condizioni di lavoro locali.
«Il lavoro che ci apprestiamo a svolgere è dunque complesso ma quantomai affascinante – ha concluso Maschio – perché parte dalle persone e alle persone vuole arrivare, prevedendo una progettazione comune italo-africana e una presenza concreta nei territori del continente. Penso quindi che sia una bella sfida che dobbiamo vincere tutti insieme».
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Fonte immagini: CMC Motors Group-New Holland, FederUnacoma, ICS Agri Kenya Limited-Landini (ics-agri.com),Meccagri.