Macchine agricole in Cina, un mercato che cambia

Mercati 07/10/2015 -
Macchine agricole in Cina, un mercato che cambia

Dal 26 al 28 ottobre è di scena a Qingdao, in Cina, l’esposizione annuale CIAME-China International Agricultural Machinery Exhibition, la rassegna che, grazie ad una tradizione di oltre mezzo secolo e all’elevato numero di espositori e visitatori (rispettivamente, per l’edizione 2014, 1.622 in rappresentanza di 12 nazioni e 120 mila provenienti da 43 Paesi), costituisce la piattaforma commerciale numero 1 non solo della Cina ma anche dell’intera l’Asia, nonché, a detta degli organizzatori, la quarta o quinta fiera del settore più importante a livello mondiale per numero di visitatori e spazio espositivo.

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Si tratta dunque di una preziosa occasione per tastare il polso ad uno dei più grandi player nel settore della meccanizzazione agricola cercando di capire in che direzione marci effettivamente il mercato, nell’attuale contesto di un generale rallentamento dell’economia cinese, e se effettivamente il colosso cinese possa ancora offrire, come è stato fino ad oggi, delle interessanti opportunità ai costruttori europei, italiani in primis.

 

OLTRE DUE MILIONI DI TRATTORI “MADE IN CHINA” ALL’ANNO

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In base alle statistiche fornite dagli organizzatori di CIAME, nel 2014 circa 2.207 aziende cinesi produttrici di macchine agricole, con un utile annuale di 20 milioni di yuan (equivalenti a circa 2,8 milioni di euro), hanno ottenuto un fatturato totale di 395,2 miliardi di yuan (oltre 55,4 miliardi di euro) proveniente dal loro core business.

Sempre nel 2014 sarebbero stati prodotti complessivamente in Cina 2,32 milioni di trattori, 307mila mietitrebbie, 62mila macchine per la semina e il trapianto, 1,698 milioni di macchine per la lavorazione del terreno, 469mila macchine per la zootecnia e 371mila macchine per l’irrigazione.

 

PRODUZIONE IN LEGGERA FLESSIONE

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Come sottolinea il “Tractor Market Report” di Agrievolution, nel 2014 la produzione totale di trattori “made in China”, ammontante a 2,2 milioni di unità (compresi i trattori monoasse e diversi altri mezzi agricoli), si sarebbe ridotta dell’11 per cento rispetto al 2013 e la contrazione riguarderebbe in particolar modo le basse potenze.

A controbilanciare tale risultato ci sarebbe tuttavia la continuità degli investimenti in nuovi trattori ed altre macchine da parte del settore agricolo professionale (cooperative che forniscono servizi specializzati, contoterzisti ecc.), un segmento peraltro in costante crescita.

Sempre lo scorso anno la domanda di trattori di potenza superiore ai 25 cavalli (18 kW), dopo tre anni di crescita a pieno ritmo – tra il 2010 e il 2013 le vendite sono aumentate di circa il 65 per cento passando da 320.000 a 524.500 unità – si sarebbe mantenuta sugli stessi livelli del 2013, a quota 524.600 macchine.

A completamento del quadro possiamo affiancare a queste cifre quelle contenute nel “VDMA Agricultural Machinery Economic Report 2015” (VDMA è l’associazione che raggruppa i costruttori tedeschi di macchine agricole, presente anch’essa con un proprio stand a CIAME2015) in base al quale nel 2014 il mercato cinese delle macchine agricole si sarebbe attestato a quota 16 miliardi di euro subendo una flessione del 3 per cento rispetto all’anno precedente.

 

I SUSSIDI, UN FATTORE CHIAVE

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Gli stessi organizzatori di CIAME non fanno mistero in merito al contributo determinante che le politiche di sussidi destinati alla meccanizzazione agricola hanno fornito ai fini del rapido sviluppo dell’industria cinese di settore.

I sussidi all’acquisto di mezzi agricoli, introdotti per la prima volta nel 2004, hanno raggiunto in 11 anni la considerevole cifra di 119,97 miliardi di yuan (15 miliardi di euro) facendo vivere all’industria meccanica agricola cinese i suoi “anni d’oro”.

 

UN PARCO MACCHINE DA 1,07 MILIARDI DI KILOWATT

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Si è andata così progressivamente delineando una nuova fisionomia del parco macchine cinese che nel 2014 ha raggiunto una potenza lorda complessiva pari a 1,076 miliardi di kilowatt, con un incremento medio annuo del 3,6 per cento, ed appare sempre più orientato verso i trattori di medie e grandi dimensioni con attrezzature agricole abbinate.

Sempre con riferimento allo scorso anno, il tasso globale di meccanizzazione ha raggiunto il 61 per cento: il 92 per cento della lavorazione del frumento è meccanica così come più del 38 per cento del trapianto del riso ed oltre il 56 per cento della raccolta del mais (che nel 2008 era ferma ad un tasso di meccanizzazione del 10,6 per cento).

Sono 150 milioni gli ettari di suolo dissodati meccanicamente ma sono anche tante altre le operazioni colturali in cui la meccanizzazione ha assunto un ruolo preponderante.

Completa il panorama della meccanizzazione agricola cinese una rete distributiva formata da oltre 10 mila aziende e circa 100 mila concessionari che danno lavoro a circa 290 mila persone.

 

LE PROSPETTIVE FUTURE

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Come ha evidenziato Bernard Scherer, amministratore delegato di VDMA Landtechnik nel corso della conferenza stampa pre-Agritechnica, la Cina appare interessata solo in minima parte dal processo di slowdown di cui è oggetto la produzione di macchine agricole a livello globale e che, stando alle previsioni formulate dall’associazione dei costruttori tedeschi, dovrebbe far scendere quest’anno le vendite complessive a 91 miliardi euro, in calo del 10 per cento rispetto al risultato del 2014.

A questa cifra la Cina dovrebbe contribuire quest’anno per 18 miliardi di euro, a fronte dei 18,5 miliardi del 2013 e i 18,3 miliardi del 2014.

E ancor più significativo appare destinato ad essere l’apporto del colosso cinese negli anni a venire, stando agli scenari delineati dal report “Global Agriculture and Farm Machinery Market 2015-2022″ a cura di Transparency Market Research,  secondo il quale il mercato mondiale delle macchine agricole arriverà a superare nel 2022 il valore di 281 miliardi di dollari (all’incirca il doppio del valore attuale che viene quantificato in 144 miliardi di dollari), con un tasso di crescita annuale composto dell’8,7 per cento.

 

UN GAP DA COLMARE

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A detta degli organizzatori di CIAME, nonostante la forte crescita dell’ultimo periodo, l’offerta di macchine agricole cinesi non è ancora in grado di soddisfare interamente le variegate richieste del mercato locale: permane infatti un forte “gap” tra i prodotti “made in China”, con tassi di innovazione ancora contenuti, e l’avanzata produzione di provenienza internazionale.

Il mercato cinese richiede macchine agricole straniere di tecnologia evoluta e anche le imprese cinesi hanno un comprensibile desiderio di conoscere i trend internazionali nonché di rafforzare i legami con le associazioni estere e le imprese collegate.

Ecco perché la presenza delle macchine e attrezzature per l’agricoltura nei dieci settori ai quali fa riferimento l’ambizioso piano decennale “Made in China 2025”, messo a punto del Governo locale con l’obiettivo di trasformare il Paese da un gigante manifatturiero ad una potenza manifatturiera, più che come una minaccia andrebbe visto come una opportunità, a patto che ci sia la capacità di raccogliere la sfida posta dai profondi cambiamenti in atto.

«Ci saranno maggiori investimenti ed attenzione per i dieci settori oggetto del Piano e le imprese straniere che si allineeranno con gli obiettivi generali di “Made in China 2025” ne trarranno senz’altro dei vantaggi», ha commentato Scott Kennedy, direttore del progetto su “Business cinese e economia politica” al CSIS (Center for Strategic and International Studies).

 

L’EDIZIONE 2015 DI CIAME

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In questo contesto si cala l’edizione 2015 di CIAME – di cui Meccagri è Media Partner – che metterà in mostra un’ampia gamma di macchine agricole, adatte a coprire l’intero processo produttivo in diverse regioni cinesi, e vedrà la dei più importanti costruttori cinesi ed esteri. Tra questi Agco, Case IH, Claas, John Deere, Kubota, Kuhn, New Holland, Same Deutz-Fahr, ZF e molti altri.

 

vedi anche:

CIAME 2015: macchine agricole in mostra a Qingdao (Cina), dal 26 al 28 ottobre

 

Per informazioni: www.camf.com.cn, sito ufficiale dell’evento

 

© Barbara Mengozzi

 

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