Lovol Arbos: i cinesi che salvano il “made in Italy”

News 11/02/2016 -
Lovol Arbos: i cinesi che salvano il “made in Italy”

Tre i concetti chiave per il futuro di Lovol Arbos Group spa: full line – molto è già stato fatto, ma ancora si deve fare, per esempio in tema di raccolta; distribuzione commerciale – ma con un modello innovativo, magari mutuabile da altri settori – e acquisizione di nuove società (quali, al momento, non è dato sapere).

A questi se ne aggiunge un altro, a latere: sfatare la credenza per cui l’arrivo dei cinesi in Italia sia un avvenimento nefasto.

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Da sinsitra: Andrea Bedosti, amministratore delegato di Lovol Arbos Group spa, Massimo Zubelli, amministratore delegato di MaterMacc spa, e Alessandro Zambelli, Marketing Manager di Lovol Arbos Group spa.

Di tutto questo si è parlato durante la conferenza stampa che il gruppo Lovos Arbos ha tenuto durante l’edizione numero 112 di Fieragricola, in cui era anche espositore.

 

UNA GAMMA DI PRODOTTI COMPLETA

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Ma andiamo con ordine e partiamo dal primo punto: una serie di mosse fin qui ben assestate fanno presupporre che, in un arco temporale tutto sommato breve, il Gruppo riuscirà ad avere una gamma completa di trattori, di attrezzature agricole e che sarà presente anche nel segmento delle macchine da raccolta.

Il tutto all’insegna dell’innovazione e dell’internazionalizzazione, ma anche del “made in Italy”: in pochissimo tempo è stato recuperato e riabilitato un marchio storico italiano – Arbos –, è stata acquisita e fatta ripartire Goldoni, è stato preso il controllo totale di MaterMacc.

E, a quanto pare, il Gruppo non ha nessuna intenzione di fermarsi: stando a quanto dichiarato da Andrea Bedosti, amministratore delegato di Lovol Arbos Group spa, il cammino verso l’acquisizione di nuove società sta proseguendo.

 

LA RINASCITA DI GOLDONI

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Merita qualche parola in più la rinascita di Goldoni: per la storica azienda di Migliarina di Carpi è infatti iniziato un nuovo capitolo.

Da metà gennaio, dopo un fermo di quattordici mesi, la produzione è ripartita e sono già usciti dalla linee cinquanta trattori. «Abbiamo identificato i punti deboli di Goldoni – ha spiegato Bedosti –. Stiamo sviluppando l’idraulica e l’elettronica, in modo da favorire il dialogo tra trattore ed attrezzature. Inoltre è stato riprogettato e ottimizzato il layout produttivo e ora si produce strettamente su ordine: in questo modo l’attività di assemblaggio risulta più produttiva e qualitativamente controllabile».

In altre parole, il piano di rilancio prevede sì l’ammodernamento e l’allargamento della gamma prodotto, ma passa anche attraverso il radicale cambiamento dell’organizzazione e delle tecniche produttive, cui si aggiunge una ristrutturazione della rete di distribuzione mirata al raggiungimento di obiettivi di espansione (a Fieragricola Goldoni ha annunciato il progetto di agricoltura di precisione nato dalla collaborazione con Spezia srl, vedi link)  e di internazionalizzazione.

Detto questo, l’obiettivo per il 2016 è di produrre 2.000 trattori e, viste le premesse, sembrerebbe un traguardo facilmente raggiungibile. «Per i prossimi mesi – ha fatto notare Bedosti – la produzione è già satura». Il portafoglio ordini ammonta già a 13 milioni di euro su 38 milioni di euro che costituiscono il target aziendale per il 2016.

 

A LISTINO I TRATTORI ARBOS SERIE 5000

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Per quanto riguarda il marchio Arbos, oggi è ordinabile la Serie 5000 (vedi link), che si colloca nel range da 100 a 130 cavalli ed è formata da 4 modelli, 5100, 5110, 5120 e 5130 (nella foto sopra), con potenze rispettivamente di 100, 110, 120 e 130 cavalli,  e importanti novità sono in arrivo.

A Eima 2016  la Serie 6000 e la Serie 7000 non saranno più dei prototipi, ma saranno già in produzione. Dopodiché si procederà al completamento della gamma Arbos con lo sviluppo di prodotti sotto i cento cavalli.

 

MIETITREBBIA IN CAMPO ENTRO IL 2019

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Prosegue il progetto mietitrebbia, che dovrebbe essere terminato entro il 2019. «Non si tratta di un esercizio di stile – ha puntualizzato Bedosti –. Siamo partiti dai disegni della Arbos 8000 e ora abbiamo una macchina che sta destando parecchio interesse sul mercato cinese, perché ha una capacità produttiva tripla di quella delle mietitrebbie che si usano normalmente in Cina: 12 chilogrammi al secondo contro 4 fanno la differenza».

 

MATERMACC: AMPIO SPAZIO ALLE ATTREZZATURE

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«Nella strategia di sviluppo di MaterMacc abbiamo migliorato il layout dell’azienda, abbiamo inserito nuove figure professionali e da marzo estenderemo la gamma di prodotti. Abbiamo inoltre approvato il budget R&D, pari all’8-9 per cento del fatturato. Si tratta di un impegno che riteniamo importante: normalmente questa percentuale si aggira intorno al 4 per cento».

Con queste parole Massimo Zubelli, amministratore delegato di MaterMacc spa ha spiegato lo sforzo in termini (anche) di managerializzazione che ha permesso di chiudere il 2015 di Matermacc in maniera positiva, nonostante sia stato un anno difficile per tutti.

La grande differenza l’ha fatta il mercato cinese, mentre per il mercato europeo si può parlare di consolidamento. «Stiamo puntando a fare innovazione – ha rimarcato Zubelli -. Nello stand di Fieragricola è presente anche uno sprayer (vedi link), che apre all’espansione nelle attrezzature; si tratta di un prodotto importante per Cina, Russia, Iran, ossia per nuovi mercati che ora sono alla ricerca di prodotti di fascia medio-alta».

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«Inoltre – ha proseguito – a dicembre è stata finalizzata l’espansione, in termini di superficie, dell’area produttiva di MaterMacc» (vedi link). Le motivazioni di questo investimento sembrano piuttosto chiare: inserendo nuovi prodotti nella gamma, occorre più spazio per produrli.

E visto che nel disegno industriale del Gruppo, MaterMacc è destinata a diventare il centro di competenza a livello mondiale per le attrezzature, l’ampliamento del sito produttivo ha tutta l’aria di essere un (altro) colpo ben assestato.

 

I CAPITALI CINESI SONO UN’OPPORTUNITÀ

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Non ci sta Massimo Zubelli ad assecondare l’atteggiamento distruttivo di chi dice: «Oddio sono arrivati i cinesi!». «Più che i cinesi – ha specificato – sono arrivati nuovi investimenti, nuovi progetti e nuove figure professionali. I cinesi non stanno assorbendo, stanno investendo».

In altre parole, quello che ha voluto sottolineare Zubelli è che si stanno usando capitali cinesi per salvare aziende italiane  (vedi la Goldoni e i suoi 275 posti di lavoro), per ampliare la capacità produttiva e l’offerta (vedi MaterMacc e l’acquisizione del terreno industriale destinato ad incrementare gli spazi dello stabilimento e la gamma di prodotti).

Per essere chiari: la produzione di Goldoni resta nella storica sede di Migliarina di Carpi (MO), così come non si sposta MaterMacc: lo stabilimento di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, viene semmai ampliato, non smantellato, tanto che sommando gli spazi produttivi di MaterMacc e di Goldoni si arriva a una superficie pari a 285mila metri quadrati, contro i 260mila di Bcs Group e i 210mila di Sdf, tanto per fare qualche raffr0nto.

«L’Italia – ha precisato Bedosti – deve essere vista come un “hub” che lavorerà a stretto contatto con l’”hub cinese”. Stiamo infatti puntando ad una crescita qualitativa, non solo quantitativa».

 

OBIETTIVO DISTRIBUZIONE EFFICIENTE

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«La sfida per i prossimi mesi è creare una Arbos distribution – ha concluso Bedosti –. La rete di Goldoni non ha la capacità produttiva di ospitare una full line e pertanto, al fine di dare ordine alle attività in Europa, stiamo pensando a un modello di distribuzione innovativo, che magari possa ispirarsi a quanto accade nel mondo dei truck e nel mondo del movimento terra». Insomma: l’idea sembra quella di arrivare direttamente a casa del cliente: nell’aria (forse) aleggia (anche) la parola noleggio?

 

© Emanuela Stìfano

 

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