Kverneland al fianco dei contoterzisti, registi dell’innovazione

Eventi 09/03/2016 -
Kverneland al fianco dei contoterzisti, registi dell’innovazione

«Siete i collaudatori dell’innovazione». Così Eleonora Benassi (nella foto sotto), amministratore delegato di Kverneland Group Italia, ha definito gli agromeccanici intervenuti all’evento promosso dal Cai (Coordinamento agromeccanici italiani), in collaborazione con Kverneland Group Italia, “Il contoterzista regista dell’innovazione” che si è tenuto a Castiglione delle Stiviere (Mantova) il 25 febbraio scorso.

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Parole che vogliono sottolineare il ruolo determinante dei contoterzisti nello sviluppo e nella diffusione dell’innovazione tecnologica in agricoltura e che trovano riscontro concreto non soltanto nella realtà di tutti i giorni, ma anche nei numeri evidenziati da una ricerca di Nomisma.

 

AI CONTOTERZISTI CIRCA LA METÀ DELLA SAU

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La maggior parte della Sau italiana, per l’esattezza sei milioni di ettari di terra coltivati, è nelle mani dei contoterzisti.

I motivi sono facilmente immaginabili e così sintetizzabili: la mancanza di risorse da parte della maggior parte delle aziende agricole non permette loro di sostenere ingenti investimenti, i costi delle lavorazioni affidate ai contoterzisti risultano inferiori rispetto al “fai da te”, e le lavorazioni affidate ai professionisti dell’agromeccanica risultano di livello qualitativamente superiore.

 

TIME FOR CHANGE, OCCORRE CAMBIARE IL MODO DI PRODURRE

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Inoltre, come ha spiegato Roberto Bartolini, agronomo e consulente Kverneland Group Italia, ad una platea formata da trecento contoterzisti e dai rappresentanti di importanti aziende agricole della Pianura Padana e del Centro Italia, l’ultima versione della Pac chiede alle aziende agricole di cambiare il modo di produrre. «E – ha sottolineato Bartolini – il contoterzista è il partner ideale dell’agricoltore che si avvia sulla strada del cambiamento».

 

COMPETITIVITÀ E SOSTENIBILITÀ: GLI OBIETTIVI 2020 DELLA UE

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Come è noto, negli ultimi anni la politica agricola comunitaria si è intrisa di green ed è ora indirizzata verso coltivazioni su sodo, minimum tillage, strip till, cover crop, per non depauperare ulteriormente il contenuto di sostanza organica dei terreni e non solo. Chiede inoltre precision farming, al fine di garantire interventi mirati, per esempio nel distribuire la giusta dose di concimi e agrofarmaci e dunque non sprecare prodotto.

È chiaro che le macchine e le attrezzature sono al centro di questo progetto, che passa anche attraverso la gestione intelligente dell’irrigazione e dell’uso dei liquami.

Un ruolo importante lo giocano, poi,  i Psr, che se ben scandagliati offrono opportunità per gli agricoltori, nonostante il regime degli aiuti stia andando a scemare.

«Dal 2020 – ha concluso Bartolini – la Pac sarà molto dura, perché l’Unione europea vuole eliminare le aziende agricole non competitive. È molto probabile, quindi, che gli aiuti diretti cesseranno e che ci sarà un impegno da parte della Ue solo se i prezzi crolleranno. Per tutto il resto occorrerà attrezzarsi da soli».

 

LA PAROLA ALLE ASSOCIAZIONI DEGLI AGROMECCANICI

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Sul palco di casa Kverneland si sono alternati Silvano Ramadori (nella foto sopra), presidente di Unima, e Leonardo Bolis (nella foto sotto), presidente di Confai, entrambi focalizzati nel ribadire la centralità degli agromeccanici nello sviluppo di un’agricoltura più competitiva e capace di recepire le indicazioni di Bruxelles, ed allineati nel sottolineare la necessità di riunirsi sotto il cappello Cai. Esigenza che nasce da una motivazione ben precisa: insieme le due associazioni possono fare massa critica ed essere ascoltate a livello politico.

Il leitmotiv del loro intervento si può sintetizzare così: l’innovazione in agricoltura passa principalmente per gli agromeccanici, che, se da un lato possono garantire sicurezza per l’operatore, per il prodotto e per l’ambiente, di contro non hanno tutele, in quanto non riconosciuti come parte integrante del sistema agricoltura.

 

LE CRITICITÀ DEL SISTEMA

«Dobbiamo essere tutelati quando i prezzi crollano – ha sottolineato Ramadori –. Dobbiamo quindi essere trattati come agricoltori e poter accedere ai contributi».

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Sulla stessa lunghezza d’onda Leonardo Bolis che ha precisato: «È importantissimo stare aggiornati. La tecnologia evolve e noi dobbiamo trovare il modo per seguire l’innovazione e stare aggiornati, dunque ben vengano giornate come queste». Ma il suo l’entusiasmo si smorza quando si ferma a riflettere sulla sua visione per l’agricoltura di domani: «se qualcuno non interverrà – ha concluso – la mia visione per il futuro è di un’agricoltura in difficoltà».

 

DA KVERNELAND L’ISOBUS È DI CASA

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Fatte queste doverose premesse, la giornata è proseguita entrando nel vivo dell’innovazione e cioè con una carrellata esaustiva di quali e quanti prodotti Kverneland possono contribuire, una volta nelle mani degli operatori agricoli e dei contoterzisti in particolare, a fare innovazione.

Al centro della scena il dialogo tra attrezzatura e trattore. «Ci chiamano Isobus Company, perché siamo in grado di fornire più di 80 modelli al cento per cento compatibili Isobus – ha fatto presente Eleonora Benassi –. Tutto questo è diventato possibile perché esiste all’interno del Gruppo la Kverneland Group Mechatronics, cioè il centro di competenza che progetta soluzioni elettroniche applicate all’agricoltura».

Ma c’è di più: è stata Kverneland a inventare, a metà degli anni ottanta, il brevetto del sistema di comunicazione seriale e il Can bus che permettono il dialogo tra trattore ed attrezzo. All’inizio degli anni novanta questo brevetto è stato rilasciato gratuitamente al mondo della meccanizzazione e così è iniziata una nuova era nel mondo dell’elettronica applicata all’agricoltura.

 

CAMBIARE APPROCCIO PER FARE REDDITO

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La parola è passata quindi a Sandro Battini (nella foto sopra), direttore commerciale di Kverneland Group Italia, che ha aperto il suo intervento con un messaggio diretto, forte e chiaro: «Oggi è disponibile tutto quello che serve per migliorare il lavoro degli agromeccanici, ma occorre cambiare approccio. Senza innovazione i soldi non si fanno».

In altri termini, quello che ha voluto suggerire Battini, si può riassumere così: gli agromeccanici devono offrire agli agricoltori delle soluzioni che consentano loro di fare reddito, anche in tempi difficili. Come da indirizzo dell’Ue, via libera a minime lavorazioni, a semine su sodo, ad agricoltura di precisione e a quant’altro riduca i passaggi in campo, ma occorrono le macchine giuste, le attrezzature giuste e la giusta tecnologia.

 

DOPPIO LAVORO CON UNA SOLA MACCHINA

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Seminatrice Kverneland Optima HD TF Profi e-drive con Isobus Intelligence

Nell’offerta di Kverneland sono più d’uno i prodotti 2.0, ma il segreto sta soprattutto nelle macchine che, in un solo passaggio, possono fare il doppio lavoro ottimizzando così i costi. Esempi in questo senso sono u–drill, la seminatrice trainata da tre metri capace di distribuire contemporaneamente semi e fertilizzante a velocità elevate, mantenendo costante la profondità di semina, e a–drill, per la semina diretta di colture intermedie in un’unica passata, entrambe provviste di trasmissione elettrica e-drive.

«Non ha senso – ha voluto evidenziare Battini – decidere a priori se una macchina si adatta o meno alle proprie condizioni di lavoro: meglio prima provarla e poi esprimere un giudizio. La stessa macchina, è il caso della seminatrice Optima, può infatti essere utilizzata per seminare su sodo, su semisodo o su terreni coltivati, a seconda della singola esigenza».

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Altrettanto valida l’offerta di Kverneland per la minima lavorazione che comprende la variegata gamma di coltivatori CLC (vedi link), il Kultistrip (vedi link) e l’erpice a dischi Qualidisc (vedi link), quest’ultimo esposto sul piazzale antistante la sede di Kverneland Group Italia nella combinazione Qualidisc 4000F e serbatoio anteriore DF-1 allestiti con elettronica iMFarming (nelle foto sopra e sotto).

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ISOBUS, PAROLA D’ORDINE

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In ogni caso, ha tenuto a puntualizzare Battini, quello che fa realmente la differenza è il sistema Isobus. Per fare innovazione, si deve partite per forza da lì. «Se si deve acquistare una macchina nuova – ha ribadito – si deve comprare Isobus, altrimenti ci si taglia fuori da tutto il resto. Dopodiché, anche in un secondo tempo, si potrà scegliere l’elettronica».

E se il trattore non è Isobus compatibile? No problem, la soluzione si chiama ITH, ed è un cavetto che permette di trasformare la vecchia trattrice in una trattrice capace di dialogare con l’attrezzo e dunque capace di stare al passo con i tempi dell’innovazione.

 

© Emanuela Stìfano

 

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