Flessibilità, duttilità e rispetto del terreno costituiscono ormai dei requisiti imprescindibili in fase di acquisto di una nuova seminatrice, soprattutto da quando gli agricoltori devono vedersela sempre più di frequente con eventi meteorologici estremi, spesso imprevedibili, che finiscono con l’impedire l’ingresso in campo per più giorni rendendo necessaria una ripianificazione delle operazioni colturali.
Sono stati propri questi aspetti a guidare la scelta di Giorgio Poggio (nella foto sotto), imprenditore agricolo di Bressana Bottarone, in provincia di Pavia, alla guida di un’azienda di circa 300 ettari sulle rive del Po destinati a colture cerealicole e ortaggi da industria. «Ci occorreva una macchina che, oltre a consentirci di entrare in campo in qualsiasi momento, ci permettesse di ridurre al minimo il compattamento limitando i passaggi del trattore allo stretto necessario», ci spiega l’intervistato.
Si è optato così per una combinata di semina Kuhn composta dalla tramoggia frontale TF 1512, dall’erpice rotante 4504 D e dalla barra di semina pieghevole BTFR 4500. «I nostri terreni – fa presente Poggio – sono abbastanza leggeri (si tratta di terreni di medio impasto, tendenti al limoso-sabbioso, ndr), per cui a volte è sufficiente un unico passaggio con l’erpice rotante per poter seminare dopo una minima lavorazione».
FACILE ACCOPPIAMENTO DELLA BARRA DI SEMINA CON L’ERPICE ROTANTE
La barra di semina, che ha una larghezza di lavoro di 4,50 metri, è fissata sul telaio del rullo dell’erpice rotante, è perfettamente integrata e l’accoppiamento e lo sgancio sono facilmente eseguibili con rapidità e senza utensili.
Per questo stesso motivo non occorre regolare la profondità di semina quando cambia la profondità di lavoro dell’erpice. Inoltre, anche l’utilizzo del solo erpice rotante è possibile grazie all’idraulica che solleva la barra, consentendo di erpicare una parte di terreno senza seminare o rimandando la semina a un secondo momento.
ELEVATA PRODUTTIVITÀ ORARIA
Con la combinata sopra descritta, che in azienda viene abbinata comunemente a un trattore da 200 cavalli, vengono seminati ogni anno oltre 100 ettari, cominciando con i loietti e proseguendo con gli orzi, il grano da seme e il grano duro. «La produttività oraria dipende molto dallo stato del terreno sul quale andiamo ad operare – fa presente l’imprenditore agricolo –. In condizioni ottimali con l’erpice rotante agganciato si riescono a fare tranquillamente anche 15 ettari al giorno, mentre su terreni più zollosi o comunque più difficili le velocità possono anche dimezzarsi. Per quanto riguarda la velocità di avanzamento, anch’essa è in funzione delle condizioni del terreno e, sempre in combinazione con l’erpice rotante, si può arrivare ad un massimo di 9 chilometri orari».
UNA RIPARTIZIONE OTTIMALE DEI PESI SUGLI ASSI DELLA TRATTRICE
Uno dei punti di forza della combinata di semina così concepita va individuato senza dubbio nella ripartizione dei pesi tra l’assale anteriore della trattrice, sul quale è fissata la tramoggia, e l’assale posteriore, sul quale gravano l’erpice rotante e la barra di semina: un equilibrio dei carichi che facilita le manovre e riduce il compattamento del terreno.
Anche il trasporto su strada è semplice e sicuro. La tramoggia frontale è già in sagoma con la trattrice e il carico sull’asse anteriore consente di rispettare il peso massimo e il carico massimo autorizzato. La barra di semina BTFR a sua volta è dotata di un carrello per il trasporto e di un sistema di supporto semiautomatico di accoppiamento. Il passaggio dalla posizione di lavoro a quella di trasporto è molto semplice, la macchina si chiude e rientra in sagoma così da poter essere trasportata senza uscire dalle misure standard. Da sottolineare anche come, in caso di trasporto su strada, il terzo punto idraulico disposto in posizione flottante garantisca una guida particolarmente agevole.
ROBUSTEZZA, FACILITÀ D’IMPIEGO E PRECISIONE A GARANZIA DI LUNGA DURATA, AFFIDABILITÀ E ALTE PERFORMANCE
Con l’intervistato entriamo nei dettagli dei singoli elementi che compongono la combinata di semina, tutti caratterizzati da materiali dalla lunga durata, facilità di utilizzo e precisione delle regolazioni che costituiscono il comune denominatore della vasta gamma di attrezzature targate Kuhn.
«La combinata nel suo complesso è decisamente robusta e costruita con materiali di alta qualità. Ho avuto modo di notare, ad esempio, che l’usura dei dischi e quindi degli elementi di semina è davvero minima, e questo mi porta a pensare che la macchina abbia una durata in campo elevata, al di sopra degli standard dei prodotti analoghi della maggior parte dei competitor», tiene a evidenziare Poggio.
Fiore all’occhiello della barra di semina è la tecnologia Seedflex, vale a dire doppi dischi sfalsati di 35 cm montati su parallelogramma, per una perfetta aderenza al terreno, e ciascuno dotato di una ruota di compattamento al fine di favorire il controllo preciso della profondità di semina su ciascuna fila, garanzia di una germinazione uniforme.
La profondità di semina e la pressione di profondità del lavoro possono essere regolate idraulicamente dalla cabina. «Si tratta di un procedimento molto semplice – sottolinea l’intervistato – perché la regolazione viene gestita in maniera uniforme su tutta la larghezza della macchina. In più ho la possibilità di aumentare o diminuire il peso su ogni singolo elemento, laddove risulti opportuno».
SEMINE RAPIDE E PRECISE CON IL SISTEMA ELETTRICO DI DOSAGGIO VENTA
Restando in tema di precisione di semina, definita da Giorgio Poggio «più che soddisfacente», la combinata si avvale del dosatore volumetrico Venta che, caratterizzato da una grande accuratezza di misura e da un sistema molto semplice di regolazione, è in grado di gestire dosaggi da 1 a 430 kg/ha. Il dosatore è azionato elettricamente ed è controllato dal terminale di bordo. È quindi possibile modulare il dosaggio durante il lavoro tramite GPS e mappe di prescrizione, senza scendere dal trattore.
La stessa precisione si riscontra in fase di distribuzione dei fertilizzanti dal momento che la tramoggia TF 1512 può essere impiegata, oltre che per seminare colture e coperture vegetali, anche come tramoggia per il concime in fase di post emergenza.
ISOBUS, UN GRANDE ALLEATO
Soffermandoci sul terminale di bordo, si tratta del CCI 1200, di ultima generazione, certificato AEF che offre un’eccellente visibilità e un’interfaccia user-friendly, con più opzioni di layout combinate e funzionalità elevate.
«Le macchine che abbiamo acquistato ultimamente – ci informa Poggi – sono tutte in versione ISOBUS e questo ci offre indubbi vantaggi per quel che riguarda la gestione aziendale, in quanto il CCI svolge la funzione di terminale universale e, mantenendo in memoria le regolazioni di ciascuna attrezzatura, ne ottimizza il controllo senza dover effettuare di volta in volta i settaggi. Ma anche dal punto di vista logistico ci sono dei benefici, poiché da remoto posso inviare al terminale delle mappe di prescrizione che indicheranno all’operatore con quali criteri effettuare le varie operazioni agronomiche sui singoli campi, garantendomi al tempo stesso una “memoria storica” di grande utilità ai fini della compilazione del quaderno di campagna».
TRAMOGGIA FRONTALE TF 1512, COMPATTA E AD ALTA CAPACITÀ
Qualche valutazione anche relativamente alla tramoggia – dalla capacità di 1.500 kg e facilmente riempibile direttamente da rimorchio, con i sacconi o un caricatore frontale – che, oltre ad essere versatile, prestandosi a più applicazioni, e ad offrire, come già accennato, un eccellente bilanciamento del carico tra trattrice e macchina così da rendere la guida più agevole e riducendo il compattamento del suolo, ha il pregio di garantire un’ottima visuale durante il lavoro nei campi e durante gli spostamenti su strada, associata a un’elevata manovrabilità.
«La tramoggia, pur allungando il treno della combinata, non ne pregiudica affatto la manovrabilità – conferma Poggio – e, grazie alla sua conformazione, assicura comunque una piena visibilità all’operatore a bordo trattore».
Per quanto riguarda la tipologia di avviamento, l’intervistato dichiara di aver optato per l’azionamento tramite la presa di potenza (in alternativa a quello tramite il sistema idraulico del trattore) «perché, indipendente dai flussi dell’olio del trattore, permette a mio avviso delle migliori performance dal momento che la macchina lavora sempre allo stesso regime».
MASSIMA FEDELTÀ AL BRAND KUHN
Decisamente soddisfatto dell’acquisto, Giorgio Poggi fatica a individuare eventuali modifiche da suggerire al costruttore di Saverne. «Direi che la macchina è già abbastanza performante di per sé, qualche miglioria tutt’al più potrebbe riguardare il sistema di aggancio al fine di rendere l’insieme più oscillante rispetto al gruppo di lavorazione nella parte anteriore».
D’altra parte, quello con Kuhn è un rapporto all’insegna della massima fedeltà se si pensa che il primo acquisto da parte dell’intervistato di un prodotto del marchio francese, per l’esattezza un aratro, risale a quarant’anni fa, e da allora la presenza delle attrezzature Kuhn in azienda si è fatta sempre più rilevante. «E non potrebbe essere diversamente – conclude Poggio – visto che abbiamo a che fare con uno dei marchi leader del mercato, in grado di produrre macchine che sono frutto di uno studio attento piuttosto che il risultato di un assemblaggio improntato ai prodotti dei concorrenti. Se poi consideriamo l’assistenza di altissimo livello che Kuhn ci ha sempre offerto, attraverso la concessionaria Manildo, direi proprio che il cerchio si chiude».
© Barbara Mengozzi