Dopo la pesante flessione delle vendite (oltre il 13% in meno) subita nel 2018, lo scorso anno il mercato trattoristico francese è tornato a sorridere mettendo addirittura a segno la sua migliore performance dal 2013 ad oggi.
Un anno record, dunque, durante il quale tutte le categorie di trattori hanno fatto registrare importanti incrementi delle vendite, con la sola eccezione di quella per gli spazi verdi.
UN BALZO IN AVANTI DEL 19,1 PER CENTO
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Stando ai dati pubblicati da Axema, l’unione dei costruttori francesi di macchine ed attrezzature agricole, con 39.910 trattori immatricolati complessivamente nel 2019, a fronte dei 33.504 del 2018, il mercato transalpino dei trattori fa un balzo in avanti del 19,1 per cento.
Da tenere presente però come la stessa Axema ritenga le cifre fornite dal SIV (Système d’immatriculation des véhicules) del ministero dell’Interno debbano essere prese con precauzione a causa della presenza di picchi anomali – situazione già verificatasi peraltro nel 2017 e 2018 a causa della Mother Regulation – che, seppure meno evidenti per i trattori rispetto ad altre categorie di macchinari agricoli, hanno indotto l’associazione ad affiancare alle cifre ufficiali delle cifre rettificate sulla base di stime della stessa Axema.
SEGNO PIÙ PER TUTTE LE CATEGORIE, ESCLUSI I TRATTORI PER GLI SPAZI VERDI
Entrando nel dettaglio ed esaminando il trend del mercato per categoria attenendoci esclusivamente alle cifre ufficiali, vediamo che, come anticipato, il segno più caratterizza i trattori standard (nella tabella sopra), saliti da 21.223 a 26.435 unità (+24,8%), gli specializzati (da vigneto e frutteto) (nella tabella sotto), protagonisti di un exploit particolarmente significativo per un Paese ad alta vocazione vitivinicola come la Francia che li porta da 2.868 a 3.870 unità (+34,9%) ma pur sempre al di sotto dei risultati ottenuti nel 2016 e nel 2017, e i trattori “a trampolo” (nella tabella ancora più sotto), passati da 482 a 721 (+49,7%).
Viceversa i trattori per gli spazi verdi (nella tabella sotto) hanno subito un’autentica débâcle scendendo da 5.022 unità a 3.182 (-37%).
Risultati galvanizzanti, infine, per i caricatori telescopici che hanno superato per la prima volta le 5.000 unità immatricolate.
JOHN DEERE CONSERVA IL COMANDO
Sempre avvalendosi dei dati forniti da Axema John Deere conserva il primo posto nella top ten dei costruttori con il 18,8 per cento del mercato, in leggerissimo aumento rispetto al 2017 (+0,3%).
New Holland (16,4%), a sua volta, riesce a mantenere la seconda posizione ma perde sensibilmente terreno rispetto all’anno precedente (-1,8%) aumentando il divario con il leader di classifica.
Terzo posto confermato anche per Fendt, con il 13,3 per cento del mercato (+0,2%), che si lascia alle spalle Claas detentrice di una quota di mercato del 10,3% (-0,8%). Al quinto posto, con il 9,2 per cento ritroviamo Massey Ferguson, in crescita dello 0,6 per cento, seguita da Case IH con l’8,7 per cento (+0,1%).
Kubota, che l’anno precedente aveva perso ben tre punti percentuali, fa un piccolo passo in avanti, dal 5,2 al 5,9 per cento.
Recuperano quote di mercato anche Deutz-Fahr (+0,7%), Landini (+0,5%), Same (+0,2%) e McCormick (+0,3%).
NEW HOLLAND LEADER NEGLI SPECIALIZZATI, MANITOU NEI TELESCOPICI
La categoria degli specializzati vede al comando della classifica per brand New Holland, con poco meno di un quarto del mercato, ma in flessione (-1,5%) mentre Fendt, con una performance davvero brillante (+2,6) ha accorciato il divario aggiudicandosi uno share del 18,1 per cento.
Si mantiene sul terzo gradino del podio Kubota con il 10,6 per cento del mercato, contro il 13,2 per cento del 2018. In forte ascesa sia Massey Ferguson (dal 4,7 al 7,0%) sia Landini (dal 3,7 al 6,8%), rispettivamente al quinto e sesto posto, alle spalle di Claas (7,3%).
Sul fronte dei caricatori telescopici la leadership sul mercato, nonostante la flessione di 3,8 punti percentuali, rimane saldamente nelle mani di Manitou (33,0%), che si lascia alle spalle JCB, anche lei in flessione dal 29,0 al 26,4 per cento, e Merlo che invece ha guadagnato 0,4 punti toccando quota 12,8 per cento.
PREVISTO DAI CONCESSIONARI, DOPO L’EXPLOIT, UN MERCATO STAZIONARIO
Fin qui il brillante andamento del mercato della meccanizzazione agricola francese durante lo scorso anno, performance che difficilmente potranno essere bissate in questo 2020, a fronte della recessione che si registra su scala mondiale.
Ed è quanto è emerso anche durante la conferenza stampa organizzata lo scorso dicembre dai concessionari aderenti al sindacato Sedima (Syndicat National des Entreprises de Service et Distribution du Machinisme Agricole, d’Espaces Verts, et des Métiers spécialisés).
Dopo una crescita dell’attività stimata tra il 3 e il 4,5 per cento nel secondo trimestre del 2019 ma “a corto di benzina”, i dealer hanno previsto per il 2020 un inizio d’anno stabile.
In particolare l’indagine condotta nel mese di ottobre tra gli aderenti al Sedima ha evidenziato nella seconda metà dell’anno un aumento dell’attività rispetto alla seconda metà del 2018, ma un rallentamento della crescita nel confronto con l’inizio del 2019 che era stato caratterizzato da un mercato “dinamico”.
Stando ai feedback dei concessionari, l’assunzione degli ordini per le attrezzature usate è aumentata del 3 per cento, mentre quella per le attrezzature nuove è cresciuta del 4 per cento. I servizi di officina sono aumentati del 4,5 per cento e le vendite di componenti del 3,5 per cento.
Il primo semestre 2020 si annuncia sotto il segno della stabilità con la metà dei concessionari agricoli che dichiara un morale “medio” e poco più di un terzo che lo definisce “buono o molto buono”.
ALLE PRESE CON IL DIFFICILE RECLUTAMENTO DELLA MANODOPERA
A generare preoccupazioni, ancor più che l’evoluzione congiunturale dei mercati, sono le difficoltà di reclutamento dei dipendenti (sempre stando alle cifre fornite dal Sedima, il settore avrebbe la necessità di assumere circa 9.000 persone).
Potendo fare affidamento su un fatturato in crescita (+19% nel 2019, vale a dire 5 punti percentuali in più di due anni prima) nell’ottobre dello scorso anno 8 distributori su 10 hanno pianificato di assumere nuovi dipendenti. Complessivamente nel 2019 sarebbero stati assunti circa 3.800 dipendenti. Una cifra ritenuta insufficiente per soddisfare le esigenze tant’è vero che, a detta di Sedima, il 71 per cento delle imprese di macchine agricole continuerà a reclutare manodopera nella prima metà del 2020.
UNA DEROGA PER FARE ORDINE
Da segnalare, per inciso, che il Sedima, consapevole della confusione in atto, ha avuto un ruolo decisivo nel convincere il ministero francese competente a concedere otto mesi di deroga, rinviando la scadenza al 31 agosto 2020, per conformarsi al decreto del 19 dicembre 2016, che richiede l’immatricolazione di tutte le attrezzature trainate con peso lordo superiore a 1,5 tonnellate vendute a partire dal 1° gennaio 2013 e dei veicoli semoventi tipo MAGA (Machines Agricoles Automotrices Agricoles) venduti dal 1° gennaio 2010.
IN PIAZZA LA RABBIA DEGLI AGRICOLTORI
Tornando alle immatricolazioni di trattori in Francia, anche il report del Cema dello scorso ottobre aveva evidenziato un vero e proprio boom che il Comitato dei costruttori europei di macchine agricole riconduceva alla ripresa degli investimenti da parte delle aziende agricole francesi, dopo diversi anni durante i quali gli acquisti di macchine agricole erano stati molto parsimoniosi.
Un recupero di redditività da parte degli agricoltori smentito nei fatti (così parrebbe) dalle proteste dei “paysans” arrivati lo scorso novembre dall’intera Francia con i loro trattori nel cuore di Parigi per denunciare un malessere diffuso – che, come evidenziano i media, ogni due giorni spinge un contadino al suicidio – e sollecitare il governo Macron ad adottare concreti provvedimenti a sostegno del settore.
UNA CRISI PROFONDA
Un autentico dramma, quello dei paysans, superbamente tratteggiato peraltro sia nel film di Edouard Bergeon nel “Au nom de la terre”, ispirato alla storia del padre, un allevatore di Mayenne, sia nel libro “Tu m’as laissée en vie-Suicide paysan, veuve à 24 ans” di Camille Beaurain e Antoine Jeandey.
Alla base della battaglia degli agricoltori francesi, che nonostante la sua matrice ben definita, è finita spesso nel calderone dell’accesa protesta contro la tanto discussa riforma del sistema pensionistico francese, ci sarebbero, stando anche alla stampa di settore, i livelli di indebitamento con le banche diventati in molti casi insostenibili, la soverchia difficoltà di competere sui mercati mondiali, a causa anche degli accordi di liberalizzazione commerciale, firmati dall’Unione Europea, che determinano un aumento delle importazioni agricole e alimentari dai Paesi extra UE, nonché quella di reggere alle istanze della grande distribuzione che, seppure pressata anch’essa dall’e-commerce, detta legge in tutta Europa.
©Barbara Mengozzi
Fonte tabelle: AxemaFonte immagini: Jeunes agriculteurs de Seine-et-Marne Facebook, Sdma Agri FB. Sedima FB.