Il Dcpm recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 varato dal Governo nella serata del 10 aprile ha escluso ancora una volta le macchine per l’agricoltura (codice Ateco 28.30) dal novero delle attività necessarie, smentendo le voci che erano circolate nell’arco della giornata che facevano presupporre l’imminente riapertura delle fabbriche di meccanica agricola.
Com’era prevedibile, il documento ha provocato una dura reazione da parte di FederUnacoma, la Federazione dei costruttori del settore, che ha definito quella del Governo «una concezione medievale dell’agricoltura».
«Il Decreto – si legge nel comunicato stampa diffuso da FederUnacoma – conferma l’esigenza di garantire l’attività agricola, ritenuta fondamentale per gli approvvigionamenti alimentari, ma non consente che si producano i macchinari per poterla praticare. Analogamente, permette le attività forestali e le attività delle filiere bioenergetiche ma senza che gli operatori di questi settori possano accedere ai mezzi meccanici che servono per realizzarle».
«È una concezione medievale dell’agricoltura e delle attività in ambiente rurale – ha commentato il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti – perché nessuna lavorazione può essere eseguita manualmente, senza macchine e ricambi adeguati».
NEGATE LE FORNITURE ALLE AZIENDE AGRICOLE CHE NE HANNO URGENTE NECESSITÀ
Per fare l’agricoltura occorrono infatti trattori, attrezzature per la lavorazione del terreno, seminatrici, macchine per i trattamenti, per l’irrigazione e la raccolta, ricambi, componenti e molto altro – avverte la Federazione dei costruttori – così come per le attività forestali e per la filiera bioenergetica occorrono trattrici, sollevatori, motoseghe, rimorchi, cippatrici e molte altre tipologie di mezzi. Le forniture di macchinari dovrebbero essere garantite alle aziende agricole e forestali ma questo è ora impossibile per decreto governativo, e molti mezzi meccanici già ordinati per le lavorazioni stagionali più urgenti non potranno essere consegnati, con danni incalcolabili soprattutto per le produzioni alimentari.
LE ISTANZE DEI COSTRUTTORI E DEGLI AGRICOLTORI SONO RAZIONALI E TRASPARENTI
C’è poi un aspetto di metodo, nella condotta del Governo, che è altrettanto grave e che il presidente Malavolti ha posto con forza. «Le ragioni per le quali abbiamo chiesto la riapertura delle fabbriche per la fornitura dei macchinari, peraltro garantendo protocolli di massima sicurezza per i lavoratori, sono chiare, ben motivate e sostenute da tutte le organizzazioni professionali agricole che hanno denunciato l’emergenza relativa proprio alla mancanza di macchinari».
UN DECRETO STRABICO E PARADOSSALE
«Viceversa – ha affermato il presidente dei costruttori – sono incomprensibili ed oscure le ragioni per le quali il nostro comparto, dopo essere stato correttamente inserito nel nuovo decreto, è stato poi escluso all’ultimo momento». Risulta infatti che, contro il parere degli stessi Ministri dell’Agricoltura Bellanova e dello Sviluppo Economico Patuanelli, le rappresentanze sindacali si siano imposte per l’esclusione del comparto, e questo malgrado gli accordi e i protocolli già messi a punto, presso le aziende della meccanica agricola, dalle stesse rappresentanze sindacali territoriali.
«Ne è scaturito un decreto strabico e paradossale – ha concluso il presidente Malavolti – che indica come strategica le filiera dell’agricoltura e dei settori industriali collegati, e che poi impedisce, cancellandone i codici, la produzione proprio dei beni strumentali che le sono indispensabili. Sono incongruenze gravi sulle quali torneremo subito ad interpellare il Governo».
Fonte testo: FederUnacoma
Fonti immagini: New Holland (apertura) e Alpego.