Il 15 maggio scorso, a Milano, si sono conclusi i lavori di Combi Mais 5.0 edizione 2018. Nel presentare i ragguardevoli risultati raggiunti, Mario Vigo, presidente di Innovagri e ideatore dell’ambizioso progetto, ha esordito parlando già di futuro: «Abbiamo completato un ciclo, ma il nostro compito è guardare avanti».
L’ESORDIO DELL’AGRICOLTURA DI PRECISIONE
E parafrasando il gergo calcistico, ha spiegato: «Combi Mais è un bel gioco di squadra, nel quale ogni anno entrano in campo nuovi giocatori e vengono confermati o cambiati i ruoli. Quest’anno ha fatto il suo esordio un nuovo talento: l’agricoltura di precisione».
Dunque, dopo l’introduzione delle app per il monitoraggio di semina e irrigazione avvenuta nel 2017, quest’anno è scesa in campo la precision farming, portando con sé ragguardevoli risultati nel già collaudato protocollo: le produzioni di mais infatti si sono accresciute in termini di qualità e quantità.
L’INGRESSO NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Tanto che l’altra grande novità del 2018 è la commercializzazione, a partire dall’autunno prossimo, nei supermercati e negli ipermercati a insegna Iper, Unes, U2, della farina per polenta Combi Mais contrassegnata dal brand “Il Viaggiator Goloso”, linea di prodotti ad alta qualità e sostenibilità ambientale ed economica.
«Un driver di sicuro successo», ha commentato Gabriele Nicotra, direttore acquisti di Iper-Unes Supermercati.
Giunto al suo quinto anno, dunque, Combi Mais può vantare un traguardo encomiabile: dal campo alla tavola, la filiera può dirsi completata con successo. «È una collaborazione a tre inedita – ha fatto notare Nicotra –. Difficilmente, infatti, produttori agricoli, industria e distributori riescono a dialogare e, quindi, a collaborare».
Per la cronaca, la distribuzione del prodotto avverrà, in prima battuta, con un quantitativo pilota pari a circa 40mila confezioni da un chilo e da mezzo chilo di polenta bramata, una farina a grana grossa, e polenta fioretto, una farina a grana più fine.
AGRICOLTURA INTENSIVA SI, MA SOSTENIBILE
Potrebbe sembrare di primo acchito un ossimoro: il concetto di agricoltura intensiva, in effetti, nove volte su dieci sembra cozzare con quello di agricoltura sostenibile. In realtà, con l’ingresso dell’agricoltura di precisione, le cose sono notevolmente cambiate: i fattori della produzione sono combinati al meglio, le risorse sono ottimizzate: il risultato è un’agricoltura che riduce al minimo gli sprechi (di prodotti, di denaro, di lavoro) e gli impatti sull’ambiente, e che enfatizza e concretizza al tempo stesso il concetto di sostenibilità: interventi solo se necessari, nelle giuste quantità.
Meno acqua, meno fitofarmaci, meno passaggi in campo significano sì sostenibilità, ma il termine ancora più adatto è sostenibilità innovativa: basti pensare che a soli 14 chilometri dal Duomo di Milano, nell’azienda agricola Folli in cui sta avendo il suo corso la sperimentazione di Combi Mais, ci sono gli alveari, simbolo indiscusso di sostenibilità ambientale.
IL CONTRIBUTO INNOVATIVO DEI PARTNER DEL PROGETTO
Su queste basi poggia il protocollo di Combi Mais, che grazie ad una compagine che si fregia di nomi del calibro di Syngenta, Cifo, Deutz-Fahr, Kuhn, Netafim e Unimer, dà luogo ad un concetto di agricoltura contrassegnato dall’innovazione e dalla digitalizzazione.
A disposizione dell’imprenditore agricolo vi sono infatti piattaforme digitali che utilizzano informazioni provenienti da sensori, satelliti e banche dati, finalizzate a indicare i momenti più idonei per gli interventi irrigui (vengono monitorate la disponibilità idrica del terreno e l’umidità) e/o per quelli di protezione, il tutto finalizzato a salvaguardare il potenziale produttivo. I risultati, a quanto pare, arrivano: se si ha il coraggio di investire, l’innovazione premia.
L’INNOVAZIONE PREMIA
Tredici i punti in cui si articola il protocollo Combi Mais 5.0 e una regia di tutto rispetto, quella dall’Istituto di Agronomia dell’Università di Torino, guidato dal professor Amedeo Reyneri (nella foto sotto, mentre illustra lo scenario maidicolo italiano). Il quale non ha dubbi: «Le cause di perdita di redditività si combattono con l’innovazione, le rese si recuperano grazie alla tecnologia. Chi “fa” il mais bene, può ancora fare reddito».
Tanto che il professor Reyneri ha parlato sì di sostenibilità, ma anche economica: «Combi Mais è un esempio di contratto di filiera – ha spiegato –, un esempio virtuoso, soprattutto se si considera l’esborso di oltre un milione di euro per acquistare mais fuori dall’Italia». Si stima infatti che nel 2017 il fabbisogno interno di mais (pari a 12.7 milioni di tonnellate) sia stato soddisfatto per il 53 per cento dalle importazioni, che hanno raggiunto 6,7 milioni di tonnellate per un valore di 1,2 miliardi di euro.
Dati alla mano, grazie al suo approccio innovativo Combi Mais ha ottenuto una produzione (quasi 18 tonnellate per ettaro) più alta rispetto a quella della media attuale e ricavi maggiori dei costi variabili sostenuti, rendendo possibile il recupero delle rese.
SQUADRA CHE VINCE, NON SI CAMBIA
Fatta eccezione per la new entry di cui si dirà meglio in seguito, i “giocatori” messi in campo quest’anno da Combi Mais sono gli stessi della precedente edizione: Syngenta, che ha selezionato l’ibrido SY Brabus per la produzione della granella e ha fornito i prodotti per la protezione della coltura; Netafim, che ha messo a disposizione soluzioni per l’irrigazione a goccia e la micro-irrigazione; Unimer, alla quale si deve la fornitura dei fertilizzanti solidi e per la nutrizione organo-minerale; Cifo, di cui sono stati distribuiti i prodotti per la nutrizione localizzata alla semina e per la fertirrigazione e il biostimolante fogliare.
LE ATTREZZATURE KUHN IN PRIMO PIANO
Due i partner sul fronte della meccanizzazione: Kuhn e Deutz-Fahr. Per l’esattezza, tutta la superficie del progetto è stata lavorata con la tecnica di minima lavorazione mediante il coltivatore polivalente a denti Cultimer 300 di Kuhn, con l’obiettivo di rispettare al massimo la struttura del suolo e contenere i fenomeni erosivi. L’attrezzatura è stata abbinata al trattore Deutz-Fahr Agrotron 7250 TTV con cambio a variazione continua (nella foto sotto).
Per la semina ci si è affidati alla seminatrice Kuhn Maxima 2, con elementi adatti per terreno minimamente lavorato, trainata dal trattore Deutz-Fahr 5115.4G.
Targato Kuhn anche lo spandiconcime di precisione Axis 20.2 impiegato per la concimazione di fondo.
IL CONTRIBUTO DI TOPCON AGRICULTURE
Il “fenomeno” entrato in campo quest’anno è Topcon Agriculture, azienda che progetta, sviluppa, produce e distribuisce prodotti per l’agricoltura di precisione e soluzioni software per il settore agricolo.
Grazie all’ingresso di Topcon Agriculture, è stato installato sul trattore Deutz-Fahr 5115.4G un sistema di agricoltura di precisione (con monitor X35 e volante elettrico AES35) in grado di gestire con Gps la guida del trattore per l’effettuazione di semina, concimazione ed irrorazione, nonché per la raccolta dati (mappatura della vegetazione nelle varie fasi, mappatura della produzione) utili per comprendere, a chiusura del progetto, quali sono i fattori produttivi che limitano o enfatizzano il risultato finale.
Un altro sistema che vale la pena menzionare è quello di monitoraggio della vegetazione CropSpec, il quale rileva e registra lo sviluppo vegetativo della coltura nelle diverse fasi di crescita e, interfacciato con lo spandiconcime Kuhn, permette di effettuare la fertilizzazione a rateo variabile in tempo reale.
Questo, in sintesi, con l’aggiunta della rilevazione satellitare dell’NDVI eseguita da Syngenta, il concetto di precisione secondo Combi Mais.
UN PROTOCOLLO MUTUABILE
Per tutti coloro che pensano che un protocollo come quello di Combi Mais sia applicabile solo in determinate aziende, arriva la smentita. «Si tratta di un protocollo applicabile da tutti – ha precisato Francesco Scrano, head of customer marketing Syngenta Italia –. È mutuabile e scalabile, tanto che è in atto in un’azienda “normale” (l’azienda agricola Folli di di Robbiano di Mediglia, in provincia di Milano, dei fratelli Vigo, ndr) su 28 ettari di superficie».
Entrando nel dettaglio, la superficie è stata suddivisa in 4 parti, in modo da poter testare e confrontare due diverse tecniche irrigue – la subirrigazione vs la tradizionale irrigazione a scorrimento – due diverse densità di semina e quattro diversi apporti nutrizionali.
Il terreno, come anticipato, è stato lavorando secondo i dettami del minimum tillage. Al fine di consentire la riproduzione dei piccoli mammiferi e e dei pronumbi, in altre parole al fine di preservare la biodiversità, dimostrando che natura e agricoltura intensiva possono convivere, sono stati previsti, su due bordi dell’appezzamento complessivo, due Operation Pollinator voluti da Syngenta.
Rispetto allo scorso anno, qualche lieve variazione è stata fatta in tema di concimazione di fondo: è stato infatti distribuito (ma solo su due parcelle) l’ammendante Unimer MicroLife, affiancato al già utilizzato concime Unimer Flexifert 10.0.20. Per quanto concerne la semina sono stati utilizzat il concime Granverde Top Start 8.35 NP di Cifo e il già citato ibrido di Syngenta SY Brabus (classe 700).
Qualcosa in più rispetto allo scorso anno viene fatto in termini di fertirrigazione, con Cifo Idrofloral 35.5.8 e 15.10.30: lo scopo è garantire 270 unità di azoto per ettaro, distribuite in 6 interventi.
Per quanto attiene la gestione dei turni idrici, il tutto è lasciato alla sapiente regia di Netafim, in grado di individuare, grazie a sei sensori, quanto e quando irrigare. «L’agricoltore – ha fatto notare il manager di Syngenta – può essere aggiornato direttamente sul suo smartphone: va bene essere i custodi del territorio, ma la sostenibilità sociale passa anche dalle condizioni di comfort in cui si muove l’agricoltore».
I PROSSIMI OBIETTIVI
Resta confermato l’ambizioso obiettivo dichiarato a inizio progetto, ossia ottenere 20 tonnellate di granella di mais a ettaro.
Al momento è ancora presto per fare previsioni e dunque si attende il momento della raccolta, durante il quale, ancora una volta, entrerà in gioco l’agricoltura di precisione.
Nello specifico, durante la raccolta (prevista per la seconda metà di settembre) saranno misurati, direttamente da sensori posti sulla mietitrebbia, le rese e l’umidità, e saranno di conseguenza create delle mappe di produzione.
Dall’incrocio di queste con le mappe di vegetazione e le analisi del terreno si potrà “fotografare” l’evoluzione della coltura, individuare i fattori produttivi determinanti per il risultato finale e realizzare una mappa di prescrizione per la correzione di eventuali carenze nutrizionali.
Quanto alla qualità, non dovrebbero esserci problemi di sorta: come ha fatto notare Scrano, anche negli scorsi anni la risposta è sempre stata: “micotossine non pervenute”, perché il protocollo Combi Mais azzera il rischio.
Tanto che Combi Mais risponde perfettamente alle nuove sfide della maiscoltura italiana, ed è per questo che aderisce al progetto “Mais in Italy” che Syngenta ha lanciato con l’obiettivo di sensibilizzare i produttori italiani su temi importanti quali la gestione delle micotossine, l’utilizzo responsabile degli agrofarmaci, l’uso efficiente dell’acqua.
© Emanuela Stìfano