Sono risultati degni di nota quelli messi a segno da Agritechnica 2015, in linea con le performance di due anni fa, a dispetto della profonda crisi che attanaglia il comparto della meccanizzazione agricola: 450mila visitatori, con oltre 100mila presenze straniere, e 2.907 espositori, più della meta dei quali (56%, con un incremento del 7% rispetto all’edizione 2013) di provenienza estera in rappresentanza di 52 Paesi.
Merita una segnalazione a riguardo la nutrita presenza italiana: 399 espositori che conferiscono al nostro Paese il primato fra le nazioni straniere.
UNA LEADERSHIP CHE SI RAFFORZA
«Ancora una volta Agritechnica ha rafforzato ulteriormente il suo ruolo di più importante fiera internazionale di riferimento per i settori dell’agricoltura e della meccanizzazione agricola», ha dichiarato con legittima soddisfazione Reinhard Grandke (nella foto sopra), amministratore delegato della società organizzatrice DLG (Deutsche Landwirtschafts-Gesellschaft/Società tedesca per l’agricoltura).
TRENT’ANNI DI STORIA
Il Salone di Hannover ha potuto celebrare così nel migliore dei modi il suo trentesimo aniversario. La prima edizione di Agritechnica si è svolta, infatti, nel 1985 (ci piace ricordare a tal proposito che l’esordio dell’Eima, avvenuto nel 1969, risale a più di 15 anni prima), in occasione del centesimo compleanno di DLG, a Francoforte sul Meno. Gli espositori in quell’occasione furono 551 espositori, di cui 198 esteri, e i visitatori raggiunsero quota 125mila.
Da allora Agritechnica è costantemente cresciuta in termini di superficie e numero di espositori grazie anche al cambio di sede – avvenuto nel 1995 – da Francoforte sul Meno ad Hannover (nella foto sopra), porta d’accesso ai mercati dei paesi dell’Europa centro-orientale, che ha dato un’ulteriore forte accelerata all’espansione della rassegna.
Espansione favorita peraltro dall’incremento dell’interconnessione globale del comparto agricolo, dall’aumento dell’importanza economica dell’agricoltura e dal riconoscimento dell’insostituibile ruolo svolto dal settore primario per la nutrizione della popolazione mondiale in costante crescita.
VDMA: OTTIMISTI PER IL FUTURO
Com’è ormai nella prassi, anche questa edizione di Agritechnica, oltre alla presentazione di numerose novità (delle quali Meccagri fornisce un resoconto dettagliato in riferimento ai singoli brand e alle differenti tipologie di prodotto), ha costituito una preziosa occasione per tastare il polso al comparto della meccanizzazione agricola con l’obiettivo di prevedere i futuri trend.
«Sebbene la situazione economica di questo autunno sia lontana dalle dinamiche di crescita degli scorsi anni, dal punto di vista strutturale il nostro settore è in buona forma», ha dichiarato Bernd Scherer (nella foto sotto), direttore generale di Vdma (l’Associazione dei costruttori tedeschi di macchine agricole) ed ha aggiunto che « i fattori determinanti globali a lungo termine per le imprese di macchine agricole giustificano una prospettiva ottimistica».
Un clima di fiducia, dunque, che deve però fare i conti con i numeri negativi del momento.
I FATTORI CHE FRENANO LA RIPRESA
«Attualmente – ha puntualizzato Scherer – stiamo attraversando una fase economica debole, che, però, è in gran parte dovuta a fattori economici e politici esterni. Anche se nei suoi mercati chiave dell’Europa e del Nord America l’industria deve vedersela con effetti di saturazione evidenti e prezzi deboli dei prodotti agricoli, a generare le maggiori preoccupazioni sono elementi esterni, difficili da controllare.
Tra questi la mancanza di affidabili strumenti finanziari e l’instabilità politica che stanno interessando in particolare i Paesi Csi e l’Ucraina, così come il Brasile e altri mercati del Sud America. Per non parlare delle barriere protezionistiche costituite esclusivamente per motivi politici, che riducono fortemente e in alcuni casi impediscono del tutto lo scambio delle merci.
È il caso, ad esempio, della Russia dove dal 2014 i produttori di macchine per la raccolta, in particolare, hanno dovuto fare i conti con l’introduzione di rigide quote che, nel caso ad esempio delle mietitrebbie. limitano a sole 420 unità annuali le macchine che possono essere importate.
OPPORTUNITÀ DALL’EST EUROPA, MA NEL LUNGO TERMINE
A dispetto però di questa situazione Scherer non ha avuto dubbi nell’affermare che nel lungo termine l’Europa orientale contribuirà in manierra determinante alla realizzazione del fatturato dell’industria produttrice di macchine agricole, dal momento che l’agricoltura su larga scala e di grandi dimensioni e i macchinari potenti formano un binomio inscindibile.
TREND DIVERSIFICATI SUI MERCATI INTERNAZIONALI
Da una dettagliata disamina dei mercati internazionali emerge un quadro fortemente differenziato.
I cali più significativi si sono manifestati nei tecnologicamente forti mercati agricoli dell’Europa e del Nord America. Mentre l’indicatore di umore per il continente americano sta diventando sempre più negativo, per la regione dell’Asia orientale, in particolare India e Cina, si continua a registrare un “mood” ottimista, anche se l’atteggiamento positivo è meno marcato rispetto ai mesi precedenti.
A partire dal mese di ottobre la Turchia è stata colpita per la prima volta dalla recessione. «La Turchia è un mercato agricolo fondamentalmente forte con buone prospettive, che attualmente risente di circostanze politiche sfavorevoli», ha fatto presente Scherer.
Al contrario, l’umore è piuttosto brillante in Russia, favorita da prezzi equi per quasi tutte le commodities.
AGRICOLTORI MENO DISPOSTI AD INVESTIRE
Gurdando la situazione dalla parte degli agricoltori, questi ultimi risultano attualmente molto meno soddisfatti della situazione economica di quanto lo fossero in primavera, come emerge dai risultati del Trendmonitor Europa, realizzato da DLG insieme Kleffmann Group.
Per l’esattezza, rispetto al sondaggio della primavera 2015 la disponibilità ad investire si è abbassata in Germania a 42 punti percentuali (era al 46%) , in Polonia a 39 (8 punti percentuali in meno) e in Gran Bretagna a 24 (contro il 48%). In Francia la disponibilità d’investimento è invece aumentata leggermente, da 21 a 23 punti percentuali.
SI POTENZIA LA COLTIVAZIONE DEL SUOLO
Gli investimenti previsti in Germania saranno incanalati in modo più consistente nella coltivazione del suolo (+9 punti percentuali rispetto al sondaggio della primavera 2015).
In Gran Bretagna gli agricoltori appaiono invece propensi a potenziare la diversificazione della produzione, mentre le bioenergie e la coltivazione del suolo fanno registrare rispettivamente più 8 e più 2 punti. Inoltre, il 45 per cento degli agricoltori disposti a investire vogliono espandere le capacità esistenti.
Al contrario, gli agricoltori in Polonia stanno investendo maggiormente nel settore zootecnico.
A loro volta, gli agricoltori in Francia prevedono di investire di più nei campi coltivati. Le aree di investimento in cui devono affluire gli investimenti si sono spostate fortemente (+25 punti percentuali) verso la coltivazione del suolo che ha raggiunto i 73 punti percentuali.
PREVISIONI RIVISTE AL RIALZO: – 7 PER CENTO NEL 2015
«Il calo continuerà ma il trend negativo sta diventando sempre meno pronunciato – ha concluso Scherer –. Tant’è vero che la previsione per il 2015 è di un -7 per cento per quanto riguarda la produzione di macchine agricole ed è stata corretta verso l’alto di 3 punti percentuali, grazie ad un inaspettato andamento positivo nel primo semestre, che ha avuto i suoi effetti sul risultato complessivo. Anche se è ancora presto per parlare di inversione di tendenza il clima resta senz’altro positivo e per il 2016 prevediamo di contenere la flessione al -5 per cento».
Per finire, la dichiarazione di Reinhard Grandke alla chiusura di Agritechnica: «l’umore degli espositori è stato molto più alto delle aspettative e, fonte una ricerca indipendente , oltre i due terzi degli agricoltori ritengono le proprie aziende ben posizionate e dimostrano buona propensione agli investimenti per i prossimi due anni».
© Barbara Mengozzi
Le immagini si riferiscono all’edizione 2015 di Agritechnica