Quello che tutti sanno dell’Africa è che ci sono enormi risorse naturali, grandi estensioni coltivabili e popolazione in crescita sempre più giovane. Meno conosciute, invece, le possibilità di sviluppo economico che hanno soprattutto i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Proprio questa tematica è stata affrontata nel corso di Agrilevante, la rassegna dedicata all’agricoltura mediterranea svoltasi a Bari dal 5 all’8 ottobre scorsi, in un convegno intitolato “Agricoltura in Nordafrica: caratteristiche, potenzialità e fabbisogni tecnologici”.
L’incontro è stato anche l’occasione per presentare un numero speciale del mensile economico “Africa e Affari” , interamente dedicato alla situazione dell’agricoltura e alle possibilità di sviluppo che le nuove tecnologie, e in particolare la meccanizzazione, possono fornire. Si tratta di uno studio dettagliato, realizzato in collaborazione con FederUnacoma, che fornisce un quadro sintetico sulla situazione economica di ciascun Paese (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco).
Insieme a un approfondimento sulle condizioni dell’agricoltura, vengono descritte le necessità più urgenti e i progetti già varati; inoltre, vengono indicate le autorità di riferimento per i vari interventi, le caratteristiche socioeconomiche delle imprese agricole e le tecnologie di cui una specifica realtà ha maggiore necessità.
Per quanto si tratti di Paesi confinanti tra loro e che insistono sulla stessa area mediterranea, piccole differenze di clima, orografia e, non ultime, le condizioni socio economiche, inducono infatti a scelte diverse in termini di coltivazioni e di metodi produttivi.
IL DINAMISMO, ELEMENTO COMUNE A TUTTO IL CONTINENTE
Per Gianfranco Belgrano, direttore editoriale della rivista, il dinamismo è l’elemento comune a tutto il continente, quindi anche al territorio sub sahariano al quale lo speciale dedica una decina di pagine finali.
«Noi andiamo spesso in Africa – ha detto – e anche a distanza solo di qualche mese, troviamo interi quartieri nuovi e progetti innovativi. E c’è soprattutto un’apertura alla tecnologia che si può toccare con mano in vari settori. Loro stanno saltando una serie di tappe che noi non abbiamo potuto evitare. Così, per esempio, l’energia elettrica è derivata in buona parte da fonti rinnovabili, e tutto quello che riguarda i servizi finanziari o la telefonia si basa su tecnologie modernissime».
“LO UBER DEI TRATTORI”
Ma come si può conciliare questo incessante dinamismo con le difficoltà economiche che toccano la maggior parte della popolazione? Belgrano lo ha spiegato con un esempio. Il dinamismo che caratterizza queste popolazioni ha suggerito una soluzione che si può definire lo “Uber dei trattori”. Alcune società hanno creato delle app che funzionano come il car sharing e che sono disponibili un po’ in tutto il continente. Chi ha un trattore, quando non gli serve lo mette a disposizione di chi ne ha bisogno per il proprio campo e incassa una quota per l’utilizzo. In questo modo, riesce a rientrare più rapidamente dell’investimento fatto.
Lo studio presentato durante il convegno è destinato soprattutto agli imprenditori e agli operatori economici del settore agricolo i quali, volendo operare in quell’area, devono conoscere le specifiche condizioni e, quindi, le esigenze e il potenziale di un singolo Paese. Per dirne una, i giacimenti energetici, petrolio o gas, che negli ultimi secoli hanno catalizzato tutti i programmi economici di Paesi come Libia e Algeria, non sono dappertutto. L’economia locale, quindi, si deve necessariamente basare su altre risorse. Le imprese italiane, comunque, ci sono quasi, anche se in misura diversa da Paese a Paese.
C’È TANTA ITALIA NEL MERCATO TUNISINO DEI MACCHINARI AGRICOLI
La Tunisia, per esempio, conta la presenza di 910 imprese italiane nei vari settori produttivi e dall’Italia arriva il 34% delle importazioni. In campo agricolo, sono attivi dei programmi della Cooperazione italiana per realizzare pozzi d’acqua profondi anche un chilometro in modo da aumentare la produzione di datteri. Ma gli agricoltori sanno di dovere investire nelle colture a valore aggiunto, per competere in un mercato globale. E questo tipo di colture sono proprio quelle per le quali risultano più adatte le attrezzature prodotte in Italia.
Nonostante nell’ultimo decennio la quota di mercato detenuta dal nostro Paese si sia costantemente ridotta a favore di nazioni con prezzi concorrenziali come Cina, India e Turchia, lo scorso anno l’Italia, grazie a vendite per un valore superiore a 32 milioni di euro, ha coperto il 34,5% delle importazioni tunisine, con una tendenza in crescita nei primi quattro mesi del 2023 superiore al 6% secondo gli ultimi aggiornamenti a disposizione di FederUnacoma. Il principale prodotto italiano importato è costituito dai trattori con potenza tra 37 e 75 kW (circa 16 milioni di euro).
MAROCCO: IL 70 PER CENTO DELLE AZIENDE CONTA MENO DI CINQUE ETTARI
Il Marocco viene considerato la cerniera tra l’Africa e l’Europa per essere, di fatto, confinante con la Spagna, almeno dal punto di vista culturale. Ma proprio questa posizione fa pensare che il porto di Tangeri potrebbe essere ancora più strategico, dal punto di vista commerciale, di quanto non lo sia stato finora. L’agricoltura rappresenta il 13% del PIL ma fornisce il 31% dell’occupazione. Il PMV, Piano Marocco Verde, lanciato nel 2008, ha raggiunto molti dei suoi obiettivi portando la crescita della produzione agricola dal 2,2% annuo, che si era registrato fino ad allora, alla media del 6,9% nel decennio successivo.
Il nuovo programma di sviluppo agricolo, appena varato, si chiama Génération green e punta a proseguire il lavoro avviato dal PMV aggiungendo degli obiettivi più ambiziosi, ovvero la digitalizzazione dell’attività agricola e, quindi, l’agricoltura di precisione. Tutto deve fare i conti, naturalmente, con le dimensioni delle imprese agricole che, per il 70%, non raggiungono i cinque ettari. Molti di loro praticano quella che si può definire agricoltura di sussistenza. Solo l’1% delle imprese coltiva superfici oltre i 50 ettari.
FORTE CALO DELL’IMPORT DI MACCHINE AGRICOLE NELL’ULTIMO PERIODO MA L’ITALIA SI È CONFERMATA PRIMO FORNITORE DI TRATTORI TRA 37 E 75 KW
Le importazioni di attrezzature agricole si sono fortemente ridotte negli ultimi due anni, anche a causa di una politica locale che ha tolto gli incentivi destinati a questi investimenti, ma per l’Italia non sono mancate interessanti opportunità e si intravedono buone prospettive anche per gli anni a venire.
Stando ai dati forniti dall’Agenzia ICE nel 2022 l’Italia si è confermata tra i principali fornitori del Marocco per quanto riguarda l’import di macchine, utensili e trattori agricoli. In particolare, il primo fornitore di trattori con potenza compresa tra 37 e 75 kW con esportazioni verso il Marocco per un valore totale pari a poco meno di 17 milioni di euro e una quota equivalente al 45% di tutti gli acquisti marocchini di questa tipologia di trattori.
ALGERIA: TANTO IMPORT E POCO EXPORT
L’Algeria si è avviata verso il riequilibrio delle basi economiche attraverso il ridimensionamento del settore energetico e la diversificazione, che comprende la crescita delle produzioni agricole. Ma deve fare i conti con la scarsa percentuale di terreno coltivabile, dato che per l’85% è deserto.
Per cambiare la situazione, adesso, servono piani di sviluppo molto determinati, che abbiano l’obiettivo di sviluppare l’agricoltura nel Sahara. Per riuscirci, è necessario creare delle grandi zone irrigue e, quindi, impianti che richiedono investimenti e know how molto sofisticato. In questi ultimi anni, comunque, si sono ridotte le importazioni di molti prodotti agricoli per alcuni dei quali si è raggiunta addirittura l’autosufficienza, come per le patate.
Le esportazioni dall’Italia di macchinari agricoli, comunque, dopo le difficoltà degli ultimi due anni, sono in crescita significativa. Nei primi quattro mesi dell’anno in corso sono riprese, dopo due anni di export a zero, le vendite di trattori (in particolare di quelli con potenza tra 75 e 130 kW), con acquisti algerini per oltre un quarto di milione di euro, e nello stesso periodo del 2023 le esportazioni di macchine e utensili agricoli sono aumentate del 38%.
LIBIA: L’AGRICOLTURA RISENTE DELLE DIFFICOLTÀ DEL PAESE, OLTRE CHE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI, MA QUALCOSA SI STA MUOVENDO
L’altro Paese che per decenni ha basato la sua economia sugli idrocarburi è la Libia. Sembra in procinto di uscire da una crisi politica profonda caratterizzata da instabilità e violenza. Il rapporto di “Africa e Affari” descrive sinteticamente la situazione attuale: «un Paese governato da due entità contrapposte che, però, riescono a mantenere degli accordi precari per “condividere la ricchezza nazionale, il petrolio».
Ora, con il ritorno del Fondo monetario internazionale, sono in molti a sperare in una soluzione a breve. E a quel punto, anche secondo lo stesso FMI, dovranno essere definiti dei programmi per la diversificazione dell’economia. E non mancheranno le risorse da investire in uno sviluppo agricolo di largo respiro. L’Italia, da sempre partner privilegiato, avrà un motivo in più per rinsaldare le relazioni e dar vita a progetti comuni.
EGITTO, UN CROCEVIA TRA AFRICA E MONDO ARABO
Il ruolo strategico in tutto il continente, tanto che viene definito “un crocevia tra Africa e mondo arabo”, sembra essere quello dell’Egitto. Il Paese più popoloso, tra quelli analizzati in questa sede. Ed è anche il più influente, dal punto di vista politico e culturale, tra le popolazioni di lingua araba.
Anche qui si preparano alla grande sfida delle coltivazioni nel deserto. E sono in piedi diversi programmi a medio termine sostenuti da organismi internazionali, come l’FMI e la Banca mondiale, che hanno come obiettivo la diversificazione dell’economia e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Il rapporto presentato ad Agrilevante ne descrive alcuni dettagli e sintetizza anche un quadro del riposizionamento geopolitico del Paese che si è registrato dopo gli ultimi avvenimenti internazionali, come il conflitto in Ucraina. L’agricoltura è, comunque, un settore importante dell’economia e, accanto alle classiche colture di tipo alimentare, è caratterizzata dalla produzione di cotone che traina l’export. L’ostacolo allo sviluppo e alla modernizzazione del settore rimane, anche per l’Egitto, la dimensione della maggior parte delle imprese agricole: oltre l’87% di queste occupa meno di un ettaro!
L’orientamento dei vertici politici, adesso, è di incentivare in tutti i modi il recupero di terreni attualmente non coltivabili, grazie a opere di bonifica e di irrigazione, e modernizzare le tecniche di coltivazione con meccanizzazione e tecnologie di ultima generazione. E su questo gli organismi internazionali non fanno mancare il loro appoggio.
SULLE IMPORTAZIONE DEI MACCHINARI PESA LA SVALUTAZIONE
Come riferisce l’indagine di “Africa e Affari”, i dati sulle dimensioni del mercato delle macchine agricole in Egitto differiscono notevolmente a seconda delle fonti, ma tutte concordano sul fatto che, dopo un 2022 caratterizzato da un netto incremento delle importazioni, l’anno in corso sta osservando un periodo di stagnazione legato principalmente alla svalutazione della sterlina egiziana decisa a gennaio dal governo. A questo fattore si aggiunge l’inflazione globale, con i prezzi che salgono per il terzo anno consecutivo spingendo gli agricoltori verso tecnologie a basso costo e macchine di seconda mano.
Dati FederUnacoma/Exportplanning riportano che l’anno scorso le importazioni di macchine agricole, utensili e trattori sono state pari a un valore di poco superiore ai 170 milioni di euro, in crescita del 24% rispetto ai circa 140 del 2021 ma ancora inferiori agli oltre 180 milioni di euro registrati nei due anni precedenti, mentre per questo 2023 si attende un calo del 15%.
© Giampiero Moncada