“La supremazia delle idee” è uno slogan che ben si adatta al gruppo Merlo, punto di riferimento in Italia e all’estero nel settore dei sollevatori telescopici e dei sistemi di movimentazione grazie ad una tecnologia in continua evoluzione capace di anticipare le esigenze del mercato.
Quelle che escono dallo stabilimento di San Defendente di Cervasca, alle porte di Cuneo, sono macchine caratterizzate da un altissimo contenuto innovativo, ma al tempo stesso macchine sicure, affidabili, in grado di agevolare il lavoro dell’operatore ed estremamente versatili, vista la vastità dei possibili campi di impiego. E, per finire, macchine curate nei minimi dettagli, che non possono certo competere laddove il parametro di scelta è il basso prezzo.
Il gruppo Merlo, le cui origini risalgono al 1964 con un piccolo stabilimento di 700 metri quadri, ha saputo mantenere negli anni il pieno e totale controllo della propria struttura economico-finanziaria e produttiva, sfruttando da un lato la specializzazione produttiva esclusiva e dall’altro la caratteristica di essere un gruppo interamente privato, guidato dalla famiglia Merlo.
Anche in tempi di crisi non si sono arrestati gli ingenti investimenti in R&S ed industrializzazione che permettono la produzione di migliaia di componenti diversi coniugati in una vastissima gamma di sollevatori telescopici. Basti dire che oltre il 90% delle referenze è frutto di progettazione e realizzazione interna all’azienda.
Gli stabilimenti Merlo si estendono su una superficie coperta di oltre 180 mila metri quadrati ed è grazie agli ingenti investimenti finanziari ed agli sforzi organizzativi che in meno di un decennio si sono potuti quintuplicare i volumi produttivi. L’automazione riveste un ruolo primario, permettendo al personale di assumere ruoli professionali sempre più qualificanti. Grazie ad essa vengono prodotti elementi di carpenteria ed idraulici, parti meccaniche, elettriche ed elettroniche, tutte attentamente controllate in ogni tappa del processo produttivo.
Affianca la struttura produttiva il Centro per la formazione e la ricerca sulle macchine e la sicurezza (Cfrm), inaugurato nel 2005 e realizzato su un area di 50.000 mq di cui oltre 2000 mq coperti. Il Cfrm, al quale oggi fa capo una rete di centri di formazione affiliati, ha costituito il primo centro in Italia per la formazione ed addestramento dei conduttori di macchine ed attrezzature usate per il sollevamento di persone, materiali, macchine operatrici in genere e macchine agricole.
FATTURATO IN CRESCITA NEL 2011
Nel 2011 le performance del gruppo Merlo a livello globale sono state superiori a quelle dell’anno precedente e l’incremento di fatturato dovrebbe attestarsi intorno al 25 per cento. «La crescita in ambito geografico – fa presente Paolo Peretti, responsabile relazioni esterne del Gruppo – è tuttavia diversa da Paese a Paese. Francia, Germania ed Inghilterra, ad esempio, hanno fatto registrare significativi incrementi di vendite (la media è stata del 30 per cento, ndr), mentre la Spagna si è confermata un mercato praticamente inesistente.
Buone performance hanno caratterizzato gli altri stati dell’Unione europea. Ottimo, infine, il trend nel resto d’Europa (paesi dell’Est) e nei Paesi extra-europei, dove la crescita media è stata del 45 per cento». Note dolenti, invece, per quel che riguarda l’Italia. «Anche se siamo fiduciosi di chiudere l’anno con lo stesso livello di vendite del 2010, molto realisticamente possiamo tuttavia ipotizzare un calo del 5 per cento rispetto all’anno scorso. Guardando ai numeri, ritengo che la nostra quota di mercato in Italia sia attorno al 48 per cento, mentre nel resto del mondo riteniamo di attestarci all’incirca al 22 per cento (era il 19 per cento lo scorso anno, ndr)».
Il grosso delle macchine vendute è destinato al comparto agricolo, con un’inversione di tendenza rispetto a qualche anno fa quando era l’edilizia a fare la parte del leone. «Oggi in questo settore vendiamo quasi la metà delle macchine prodotte – commenta Peretti –, mentre fino al 2008 la quota di nostre macchine vendute in agricoltura non superava un terzo del totale». E ancora esistono interessanti prospettive di crescita.
«Non esistendo valutazioni ufficiali delle dimensioni del mercato italiano posso solamente proporre una mia stima. Penso che nel 2011 non siano state vendute più di 1.600 macchine, comprendendo tutti i tipi di sollevatori, e la quota di queste destinata all’agricoltura dovrebbe essere di circa il 30 per cento. Se teniamo presente che i sollevatori telescopici per uso agricolo venduti nel mercato europeo sono mediamente circa la metà della cifra complessiva, si può correttamente pensare che in Italia ci possano essere dei margini di crescita importanti in questo comparto».
«Prevediamo che il 2012 sarà ancora un anno difficile per il mercato nazionale – conclude Peretti – per ragioni legate alla congiuntura economica, alla difficoltà di accesso al credito, all’attesa da parte degli operatori a rinnovare il parco macchine, etc. Per questo punteremo ancora più con forza ai mercati esteri incrementando ulteriormente la nostra quota di esportazione, che nel 2011 è stata dell’83%.
MULTIFARMER SERIE CS, IL GRANDE TRATTORE A BRACCIO TELESCOPICO
Può essere considerato un vero e proprio “cavallo da tiro” il Multifarmer 40.9 CS di Merlo, concepito con l’obiettivo di esaltare il concetto di multifunzionalità nelle movimentazioni e nei sollevamenti aziendali, nelle lavorazioni in campo aperto e negli spostamenti, anche con rimorchio al traino. Si tratta di un mezzo in grado di garantire la stessa velocità e lo stesso impegno di un trattore agricolo, con l’aggiunta di un braccio telescopico che permette di movimentare carichi anche di 4 tonnellate fino a 9 metri di altezza.
Equipaggiato con motore 4 cilindri da 140 CV, dispone di attacco a tre punti posteriore da 7 tonnellate e di prese di forza meccaniche posteriore (che offre due rapporti di velocità, 540 e 1.000 giri/min) e, a richiesta, anteriore. Tra i requisiti di punta anche la trasmissione idrostatica con velocità massima di 40 km/h e il sistema di controllo della stabilità longitudinale della macchina che assicura
il bloccaggio dei movimenti del braccio telescopico, in caso di condizione operativa limite, consentendo solo azioni per il ripristino della condizione di sicurezza. In cabina la sospensione idropneumatica (di serie) permette di assorbire le sollecitazioni e le vibrazioni trasmesse dal terreno all’abitacolo.
TURBOFARMER, UN “JOLLY” IN AZIENDA
I Turbofarmer, capaci di operare con successo nelle movimentazioni e nei sollevamenti più impegnativi, si avvantaggiano delle loro brillanti doti fuoristrada offrendo elevata redditività e polivalenza in attività di solito gestite con macchine specializzate.
La gamma si compone di 16 modelli con motori turbo emissionati Euro3 che spaziano dai 102 ai 140 cv (questi ultimi Common Rail) e tramissioni idrostatiche, altezze di sollevamento da 7 a 9,7 metri e portate da 3.400 a 4.100 kg.
La struttura portante è circondata da una cintura di acciaio pieno (70 mm di diametro) con una fondamentale funzione strutturale e di protezione contro gli urti e i danneggiamenti. È determinante nell’abbassare il baricentro della macchina aumentandone la stabilità. Da segnalare i diversi sistemi di sospensione Merlo (sul braccio, sull’assale anteriore, sulla cabina) che aumentano il comfort, la sicurezz e le prestazioni della macchina.
L’esclusivo sistema di traslazione laterale del braccio, disponibile su alcuni modelli, unitamente al correttore di inclinazione trasversale del telaio, conferisce all’utilizzatore i massimi livelli di versatilità e sicurezza operativa. Alla sicurezza concorrono anche i sistemi di controllo continuo della stabilità, sia longitudinale sia trasversale, basati su cilindri idraulici. Questi intervengono automaticamente non appena si verifichino situazioni potenzialmente “limite” per la sicurezza.
Va inoltre ricordato che la gamma Turbofarmer è omologata come trattrice agricola, quindi abilitata al trasporto di rimorchi come pure all’utilizzo in campo anche per quelle lavorazioni che con il sollevamento abbiano poco a che fare.
IL CONTROLLO DINAMICO DEL CARICO
Costituisce un ulteriore passo avanti nel campo della sicurezza la novità lanciata da Merlo all’ultima edizione dell’Agritechnica: il sistema Cdc, acronimo che equivale a controllo dinamico del carico, in grado di gestire automaticamente i parametri di stabilità della macchina senza che l’operatore debba intervenire nel loro settaggio.
A detta del gruppo cuneese il nuovo sistema, qualificato da tre brevetti, non solo permette di operare nel pieno rispetto dalla recente normativa En 15000 sulla stabilità longitudinale dei sollevatori telescopici ma addirittura, quando la macchina è in movimento, ne eccede le prescrizioni.
Il Merlo Cdc riconosce automaticamente l’attrezzatura utilizzata non appena questa viene attaccata alla zattera frontale porta-attrezzature. In funzione quindi dell’attrezzo in uso, il computer di bordo configura in tempo reale il profilo operativo della macchina. Vengono così impostati dal computer di bordo in modo automatico i parametri di sicurezza e funzionali, creando un vero e proprio diagramma di lavoro virtuale e garantendo in ogni fase operativa le migliori prestazioni ottenibili per quella specifica configurazione.
Su un display a colori posizionato in cabina l’operatore può conoscere in ogni istante i principali parametri di sicurezza e di lavoro. Attualmente montato sui modelli P40.7 CS e P37.10 CS e sui nuovi Multifarmer 40.7 CS e MF40.9 CS, diventerà di serie su tutta la gamma Merlo a partire dalla metà del 2012.
©Barbara Mengozzi