Isobus e quello che c’è dietro, all’AEF PlugFest

Eventi 28/09/2016 -
Isobus e quello che c’è dietro, all’AEF PlugFest

Dietro la parola Isobus si cela un mondo. Un mondo di tecnologia, di elettronica, ma anche un mondo di collaborazione. Sì, perché Isobus, oltre a essere l’applicazione di uno standard internazionale – e precisamente dello standard 11783 – è anche il risultato della sinergia tra diversi costruttori che tra loro sono concorrenti.

 

IL FRUTTO DI IMPORTANTI SINERGIE

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Il tavolo dei relatori

 

«Si tratta di un protocollo piuttosto complicato – ha esordito Marcello Mongiardo, vicepresidente di AEF (Agricultural Industry Electronics Foundation) e direttore del System Architecture Tractor application di Cnh Industrial, durante la conferenza stampa tenutasi in occasione di AEF PlugFest Bologna, evento dedicato alle tecnologie Isobus  e all’agricoltura di precisione promosso da AEF e organizzato in collaborazione con  FederUnacoma – che consente la corretta comunicazione tra trattrici, attrezzi e componenti, indipendentemente dal brand utilizzato».

In altre parole, se l’Isobus viene adottato in maniera corretta, un trattore può controllare o può essere controllato da attrezzature di marche e modelli diversi, con evidenti ricadute positive per gli operatori che devono gestire un parco macchine multi-marca.

 

AEF PLUGFEST: UN EVENTO DI ALTO CONTENUTO TECNICO

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Fin qui, si può dire, nulla di nuovo, o quasi. Quello che è apparso senz’altro inedito durante la visita dell’AEF PlugFest, tenutosi a Bologna dal 13 al 15 settembre scorsi, è l’immenso lavoro che sta alle spalle del buon funzionamento dell’Isobus.

D’altro canto, per comprendere appieno la portata e l’importanza di questo evento, basti pensare che l’AEF Plugfest si tiene due volte all’anno – in autunno in Europa, e in primavera negli Stati Uniti – e che, edizione dopo edizione, il numero di operatori che decidono di intervenire cresce in maniera significativa.

 

UN PASSO INDIETRO

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Per capire meglio l’enorme lavoro che si cela dietro l’Isobus, occorre fare un passo indietro e tornare agli inizi degli anni Novanta, quando sulle macchine agricole compare l’elettronica.

Come ha ben spiegato Mongiardo (nella foto sopra), a quei tempi, per far dialogare macchina e attrezzi, ci si arrangiava. Numerosi monitor, matasse di cavi e comandi vari venivano in qualche modo alloggiati nella cabina della trattrice, a discapito della visibilità e più in generale della sicurezza.

 

LA SICUREZZA ELEMENTO CRUCIALE NELLO SVILUPPO DELL’ISOBUS

Ed è proprio la sicurezza dell’operatore a essere un elemento cruciale nello sviluppo dell’Isobus. La comunità internazionale ha infatti sentito l’esigenza di iniziare a dialogare proprio per rendere più sicuro il binomio trattore-attrezzo.

In questo modo, in estrema sintesi, è nato lo standard 11783. Ma, una volta emesso lo standard e non appena è iniziata la commercializzazione dei primi prodotti Isobus, è apparsa evidente la necessità di una costante interazione tra i costruttori, al fine di risolvere i problemi di compatibilità, di creare servizi comuni e di adattare lo standard facendolo evolvere di pari passo con l’innovazione tecnologica.

 

NEL 2008 LA NASCITA DI AEF

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All’edizione bolognese dell’AEF Plugfest hanno partecipato oltre 200 specialisti da ogni parte del mondo.

 

Non solo: l’interazione tra i costruttori diventa un tassello fondamentale anche per chiarire i limiti di responsabilità dei produttori. Nasce così, nel 2008 in Germania, AEF, l’Agricultural Industry Electronics Foundation, ossia l’organizzazione internazionale per il trattamento e la risoluzione delle problematiche nell’applicazione delle norme sui sistemi elettronici per le macchine agricole.

 

DA “PLUG AND PRAY” A “PLUG AND PLAY”

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AEF nasce dunque su iniziativa dei costruttori e delle loro associazioni ed è finalizzata – in qualità di consorzio no profit – a migliorare continuamente il funzionamento dell’Isobus. In pratica – ha scherzato Mongiardo – se fino a qualche tempo fa bisognava “pregare” che trattore e macchina fossero compatibili e dialogassero correttamente, oggi, grazie all’Isobus e ad AEF, si è quasi certi che funzioneranno correttamente.

 

UNA CRESCITA ESPONENZIALE

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D’altro canto, in solo otto anni, il numero di soggetti giuridici che siedono al tavolo di AEF e che lavorano per migliorare lo standard Isobus è passato dai 20 iniziali ai 189 odierni. Di questi, i membri principali sono otto costruttori, gli altri associati si dividono tra aziende di componentistica, Università, ed associazioni, tra le quali FederUnacoma.

«AEF è composta da centinaia di persone che lavorano su base volontaria per sviluppare linee guida sull’utilizzo e l’applicazione degli standard. Si tratta di persone che lavorano per aziende tra loro concorrenti, da qui la necessità di un comitato per la proprietà intellettuale», ha fatto presente Mongiardo.

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Lavorando su più fronti, in solo otto anni AEF ha dato vita a importanti progetti quali i test di conformità, il database Isobus – ossia un archivio organizzato dei prodotti Isobus certificati (nella foto sopra le certificazioni AEF), che contiene anche la segnalazione di malfunzionamenti e non conformità Isobus – e a PlugFest.

 

PLUGFEST,UN EVENTO DI ALTO CONTENUTO TECNICO

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A entrare nel dettaglio di AEF Plugfest è stato Alessio Bolognesi (nella foto sopra, al banco dei relatori), responsabile organizzativo di PlugFest Bologna e responsabile del Servizio tecnico elettronica di FederUnacoma.

Plugfest, ha spiegato Bolognesi, è un momento in cui le aziende e gli specialisti si incontrano e testano – praticamente – i propri dispositivi Isobus, al fine di verificarne la compatibilità con altri prodotti Isobus e di perfezionare lo standard.

Tanto per comprenderne la portata, si pensi che nella due giorni bolognese sono sono stati testati 125 prodotti, sono transitate 260 persone, per un totale di 2.300 test.

Le prossime edizioni di Plugfest andranno in scena a maggio 2017 in Nebraska e il prossimo autunno a Stoccarda. Ma AEF sarà presente anche a Eima, e sarà a disposizione degli operatori che vogliono conoscere il mondo che si cela dietro la parola Isobus.

 

VERSO LA GUIDA AUTONOMA

Infine, vanno citati alcuni progetti a cui AEF sta lavorando e in particolare Hight Speed Isobus e la classe tre “aperta”. Se per quest’ultima occorre aspettare il 2018, per Hight Speed Isobus i tempi si allungano fino al 2020. D’altro canto si tratta di una tecnologia tesa a aumentare esponenzialmente la velocità di scambio dei dati, cosa che porterà ad applicazioni fino a oggi inimmaginabili, un esempio per tutti la guida autonoma.

A tal proposito vanno citati anche i sistemi wireless, che possono mettere in comunicazione più macchine che operano contemporaneamente sul campo, al fine di gestirne gli spostamenti in modo ottimale e al fine di armonizzare il lavoro della macchina-guida con quello delle macchine complementari che, è bene sottolinearlo, lavorano senza avere a bordo l’operatore.

 

© Emanuela Stìfano

 

Fonte immagini: FederUnacoma

 

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