Il futuro dell’agricoltura passa da tecnologie e nuove professionalità

Eventi 24/11/2022 -
Il futuro dell’agricoltura passa da tecnologie e nuove professionalità

Innovazione e sostenibilità in agricoltura sono state il filo conduttore di un incontro-dibattito organizzato da Maschio Gaspardo nel contesto di Eima International 2022 che ha avuto come tema centrale l’agricoltura del futuro.

«Maschio Gaspardo ha scelto Eima International per questa tavola rotonda dedicata all’innovazione, pensiamo che sia lo scenario migliore per discutere della tecnologia al servizio dell’agricoltore», ha fatto presente Mirco Maschio, presidente dell’azienda padovana, ricordando che l’azienda «presenta le macchine più innovative per la sostenibilità e con tecnologia 4.0».

Nell’occasione, Mirco Maschio ha anche annunciato un nuovo investimento: Maschio Gaspardo è infatti entrata nel capitale di Free Green Nature, una startup che produce tecnologie per l’ambiente come ad esempio IcaroX4, un robot ibrido per la prevenzione delle malattie fungine. L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale fino al 90%, il tutto nella massima sicurezza per ambiente e persone.

 

UNA FORMAZIONE ASSIDUA FA DIVENTARE UN’AZIENDA ATTRATTIVA

Da sinistra: Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario, che ha moderato l’incontro, Gianni Dalla Bernardina, Ettore Prandini, Claudio Destro, Mirco Maschio, Raffaele Garofalo.

«Il tema delle competenze in agricoltura è al centro del dibattito, stiamo spingendo affinché la formazione diventi continua anche per gli operatori e per gli imprenditori. I quali, per innovare, devono essere in grado di usare al meglio le risorse che hanno a disposizione», ha dichiarato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, uno dei partecipanti all’incontro.

D’accordo con lui Claudio Destro, amministratore delegato di Maccarese SpA, nota azienda agricola della provincia di Roma, che conta 3.200 ettari in produzione e che da poco è diventata società benefit. Destro ha così commentato: «Se un’azienda è attrattiva, se riesce a garantire ai giovani dignità e formazione continua, l’imprenditore sarà ricambiato con la creatività. Noi attingiamo risorse dagli istituti agrari e dagli atenei, ma ai nostri giovani dipendenti assicuriamo formazione continua. L’obiettivo è farli crescere costantemente».

«L’innovazione – ha aggiunto Prandini – è work in progress, non si arriva mai al traguardo. Ecco perché il futuro dell’agricoltura passa sì dalle tecnologie, ma anche dalle nuove professionalità».

 

L’IMPORTANZA DELLA GESTIONE DEI DATI

Nuove professionalità che, secondo i relatori intervenuti al dibattito, non devono limitarsi a conoscere le nuove macchine, ma devono essere in grado di gestire i dati.

«L’agricoltura 4.0 sta cambiando tutti i processi produttivi e bisogna cogliere le opportunità che offre, soprattutto al sud – ha sottolineato Raffaele Garofalo di Fattorie Garofalo, realtà attiva nel settore lattiero-caseario bufalino della provincia di Caserta –. Produrre di più con meno si può fare, ma bisogna investire in tecnologie».

«I dati – ha ricordato Destro – permettono di monitorare l’andamento gestionale dell’azienda, il che porta a un risparmio economico che abbiamo stimato in 60-70 euro all’ettaro. Possono sembrare cifre non elevate, ma se si moltiplicano per tutta la superficie aziendale, il ritorno dell’investimento è evidente».

I CONTOTERZISTI E L’INNOVAZIONE

Altro tema al centro del confronto è stato il ruolo dei contoterzisti nel processo di innovazione del settore. «Dobbiamo uscire dalla logica che l’agromeccanica non rappresenti un valore aggiunto per l’agricoltura, occorre un nuovo patto – ha fatto notare Gianni Dalla Bernardina, presidente di CAI agromec, Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani –. Il 95% dei contoterzisti è anche imprenditore agricolo, e sono proprio gli agromeccanici a investire somme ingenti in innovazione. Eppure siamo inquadrati come artigiani, il che ci preclude la possibilità di accedere ai PSR, per esempio. Avremmo tutto il diritto di entrare a pieno titolo nella filiera e invece abbiamo il rischio imprenditoriale tutto sulle nostre spalle».

«Occorre ragionare con tutti gli attori della filiera – ha sottolineato in risposta Prandini –.  È finita l’epoca dei compartimenti stagni».

 

L’ITALIAN SOUNDING PUÒ ESSERE UN’OPPORTUNITÀ

Il dibattito si è concluso con una riflessione sull’annoso problema dell’Italian Sounding, il fenomeno consistente nell’uso di parole, immagini, riferimenti geografici e marchi evocativi dell’Italia per promuovere e commercializzare prodotti che in realtà non sono made in Italy.

Secondo il presidente di Coldiretti, il fenomeno dovrebbe essere guardato da un’altra prospettiva:  non un danno, ma un’opportunità per le produzioni italiane.

«Il fenomeno dell’Italian Sounding ci dice che c’è un potenziale enorme di consumatori che vorrebbe sul mercato più prodotto italiano – ha argomentato, concludendo –.  Dobbiamo quindi investire in innovazione per aumentare la nostra capacità produttiva. È pertanto fondamentale lavorare in una logica di filiera, al fine di creare le condizioni per trasmettere la professionalità delle nostre aziende anche all’estero».

 

© Emanuela Stìfano

 

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